Se n’è andata col cuore ferito: la morte della figlia Eleonora Di Girolamo ‘Cudduredda‘, che aveva 7 anni, simbolo del terremoto nella Valle del Belìce, per lei è stata sempre una ferita mai rimarginata. Leonarda Fontana, 91 anni, è morta a Gibellina nuova, dove si era trasferita dopo il sisma e un periodo vissuto nelle baracche. Dalla morte della figlia, la signora Leonarda si è sempre vestita di nero come segno di lutto, portando al collo una collana con l’immagine della bambina.
In questi 53 anni, dopo il sisma che la notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 che sconvolse la Valle del Belìce, tra Agrigento, Trapani e Palermo, Leonarda Fontana ha sempre tenuto viva la memoria della figlia ‘Cudduredda’, raccontando la storia della bimba ai giornalisti che da tutto il mondo sono venuti a incontrarla. La storia di Eleonora Di Girolamo fece il giro del globo ed emozionò tutti: l’immagine della bambina sul letto di Villa Sofia a Palermo con la sua mamma Leonarda divenne la foto simbolo di un sisma terribile. ‘Cudduredda’ sopravvisse due giorni sotto le macerie del terremoto prima di essere salvata dai vigili del fuoco dopo che uno di loro, Ivo Soncini, sentì un flebile lamento da sotto le pietre, ma dopo tre giorni morì in ospedale per motivi mai appurati. Forse le complicazioni di un’emorragia interna.
“Io mi trovavo in ospedale a Marsala accanto a mio figlio Nicola che era stato operato alle gambe, nessuno mi avvertì che Gibellina era stata colpita dal terremoto – raccontò la signora Fontana nel 50simo anniversario del terremoto del Belìce – quando iniziarono ad arrivare i primi feriti in ospedale, chiesi ad alcuni di loro la gravità dell’evento e così mi preoccupai per le sorti dei miei familiari”.
Il ritorno in fretta a Gibellina, la scoperta che la figlia era stata salvata e strappata da sotto le macerie nella loro casa di campagna a Zubbia, poi il viaggio a Salemi e quindi a Palermo.
Furono tre giorni interminabili per Leonarda, prima che ‘Cudduredda’ morisse. Le è stata a fianco sino alla chiusura di quella piccola bara bianca ritratta in una foto capolavoro da Nicola Scafidi.
“Il terremoto per me è durato anni – raccontò l’anziana donna – perché la morte di mia figlia è stato un dolore immenso”. Quel dolore fu smorzato, qualche mese dopo, dalla nascita di una nuova Eleonora, la figlia che Leonarda Fontana portava in grembo quando morì ‘Cudduredda’.
“Io porto l’eredità del nome di mia sorella – racconta Lea – lo hanno voluto i miei genitori. A casa nostra lei è come se non fosse mai morta, qui vivono i suoi ricordi”. Gli anni della giovinezza di Eleonora sono stati vissuti tra i regali che arrivavano in Comune, spediti da bambini di tutto il mondo per ‘Cudduredda’; poi i primi mesi di vita con la sua famiglia vissuti nelle aule di scuola a Petrosino dove vennero ospitati gli sfollati e i 12 anni nelle baracche a Gibellina.
La signora Leonarda Fontana, proprio nel 2018, incontrò per la prima Ivo Soncini. Fu un incontro emozionante avvenuta nella sua casa di Gibellina. Lì dove Leonarda Fontana conservava gelosamente i ricordi della figlia: dalla cartella di scuola ai quaderni. La comunità di Gibellina le darà l’ultimo saluto domani, alle 11,30, nella chiesa di San Giuseppe. (ANSA).