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L'inchiesta

Tradizionalisti o progressisti, mappa del dissenso cattolico in Sicilia

lunedì 19 Giugno 2023
prete

Sono iper tradizionalisti legati alla messa in latino o iper progressisti che ammettono le unioni omosessuali ma tutti si dichiarano ostinatamente cattolici dando qualche pensiero e grattacapo ai vescovi siciliani che spesso sono costretti ad intervenire duramente a suon di scomuniche e avvertimenti ai fedeli.

Stiamo parlando dei Cattolici “di frangia” e dissidenti – così vengono indicati nei documenti ufficiali della Chiesa cattolica – ovvero singoli o  movimenti che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica romana, pur considerandosi cattolici  oltre ai gruppi dichiaratamente scismatici. E le “frange” sono quelle classiche: destra e sinistra, per utilizzare una terminologia politica, o tradizionalisti e progressisti per rimanere nel recinto ecclesiastico. Realtà variegate più o meno grandi che impensieriscono le curie locali per la confusione che possono ingenerare tra i fedeli poiché – ed è questo il comune denominatore – tutte si presentano comunque come “cattoliche” e dotate di clero che celebra sacramenti e svolge attività pastorali.

Una delle realtà più consistenti e note anche a livello nazionale è quella guidata dall’ex parroco palermitano don Alessandro Minutella che ha la sua roccaforte a Carini, in provincia di Palermo, dove sorge “Piccola Nazareth”. Don Minutella, classe 1973, sacerdote dell’Arcidiocesi di Palermo, dottore in teologia è stato parroco nel capoluogo siciliano ed è salito agli onori della cronaca per la sua battaglia contro Papa Francesco che non riconosce come legittimo Pontefice e che viene accusato di essersi discostato dalla sana dottrina cattolica. Il prete palermitano conduce la sua infuocata battaglia contro la “falsa chiesa di Bergoglio” prevalentemente in rete attraverso i social e soprattutto attraverso la sua voce ufficiale “Radio Domina Nostra” che trasmette online soprattutto su Facebook e YouTube. Difficile stimare i numeri reali del “Piccolo resto” – come lo chiama don Minutella – di certo all’attivo conta una comunità religiosa femminile che ha sede a Carini in provincia di Palermo e un gruppo di preti provenienti da diverse parti d’Italie e d’Europa che celebrano messe (prima in comunione con Benedetto XVI e dopo la morte del Papa emerito presumibilmente seguendo le rubriche della Sede vacante) e svolgono apostolato in Italia e all’estero. Il gruppo tradizionalista guidato da Minutella per le sue dure prese di posizione contro il Papa si è attirato le ire dei vescovi siciliani prima e della Santa Sede dopo: in principio, nel 2015, fu l’allora Arcivescovo di Monreale monsignor Michele Pennisi con una dichiarazione a bollare come falsi i presunti fenomeni soprannaturali che si verificherebbero a Carini non degni di fede e definisce le attività di don Minutella “illecite” e vietate. Seguirono poi gli ammonimenti degli arcivescovi di Palermo, prima il cardinale Paolo Romeo e quindi mons. Corrado Lorefice, al prete palermitano che  nel 2017 è privato della parrocchia, e con decreto del 15 agosto 2018 viene scomunicato da mons. Lorefice  per i delitti canonici di eresia e scisma. Più recente invece il provvedimento più duro: con decreto emesso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 13 gennaio 2022, notificato all’interessato il 26 maggio 2022, è stato reso noto che Papa Francesco ha disposto la dimissione di Minutella dallo stato clericale ex officio et pro bono ecclesiae.

Accanto a Minutella da un po’ di tempo si muove anche fra’ Celestino della Croce, al secolo Pietro Follador, nato nel 1962 a Valdobbiadene (Treviso), sacerdote dal 1993 e incardinato nella diocesi di Patti (Messina), dove dal 1999 appartiene alla comunità dei Frati minori rinnovati di Patti, usciti dal più noto istituto di vita consacrata dei Frati Minori Rinnovati. Contro il frate che ha sposato la linea di don Minutella, il 2 marzo 2023, il vescovo di Patti mons. Guglielmo Giombanco ha diramato un comunicato informando la diocesi che egli è “incorso nella sospensione da tutti gli atti di potestà di ordine e di ministero”.

La provincia di Palermo si segnala particolarmente vivace per il dissenso e la prova è la presenza di altre due figure controverse quella di padre Giulio Maria Scozzaro a Collesano e quella padre Vincenzo Avvinti a Ciminna.

Padre Scozzaro, promotore dell’associazione cattolica Gesù e Maria, da tempo predica contro i “grandi sbandamenti nella Chiesa” e sulla necessità “di conoscere la vera dottrina insegnata da Gesù, il vero Magistero della Chiesa raccolto nel Catechismo di Papa San Paolo Giovanni II” ma è salito agli onori della cronaca nazionale per la presunta vicinanza del frate alla sedicente veggente Gisella Cardia, protagonista dell’intricata vicenda della Madonna di Trevignano. La discussa veggente avrebbe definito Padre Scozzaro  “uno dei sacerdoti che mi guida spiritualmente” e sarebbe stato anche oggetto di una visione insieme a san Pio da Pietralcina. Scozzaro contattato da tv nazionali avrebbe preso le distanze dalla Cardia resta però in piedi la sua realtà che sul sito propone anche la vendita di un “pacchetto fedeltà” comprendente 14 libri, 14 pieghevoli, 5 riviste di grande interesse sulla sana dottrina, 5 immagini contro il flagello sterminatore, 1 Decina del Rosario esorcizzata, immagini sacre della Madonna alla modica cifra di 140 euro. L’improvvisa popolarità di padre Scozzaro ha costretto il vescovo di Cefalù mons. Giuseppe Marciante ad una dura presa di posizione: “il suddetto ex Religioso non è stato mai accolto in Diocesi (…)il Rev.do Scozzaro non può esercitare il ministero nel nostro territorio diocesano e non sono autorizzate celebrazioni, catechesi, cenacoli presso la cosiddetta Casa mariana in località Collesano”.

A Ciminna invece sarebbe attivo l’Eremo di Maria di padre Vincenzo Avvinti un ex religioso domenicano. L’eremo e l’ex domenicano sono stati destinatari di alcuni provvedimenti del l’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice che ha proibito ai fedeli di frequentare l’Eremo e all’ex domenicano di esercitare le facoltà sacerdotali non essendo ancora chiara la sua posizione canonica.

La frangia tradizionalista vede comunque in Sicilia due realtà ben più discrete con cui le Curie siciliane si rapportano differentemente: l’Istituto Mater Boni Consilii e la Fraternità Sacerdotale San Pio X. 

In provincia di Ragusa, a Santa Croce Camerina, una volta al mese giunge un sacerdote dell’Istituto Mater Boni Consilii per la celebrazione di una messa secondo l’antico rito romano dove però non viene ricordato Papa Francesco. L’Istituto, che esiste dal 1985, è una delle realtà cosiddette “sedeprivazioniste” cioè che sostengono che Bergoglio, così come i suoi predecessori fino a Paolo VI, sarebbero Papi solo “materialmente” ma non “formalmente”.

A Ravanusa, in provincia di Agrigento, e a Palermo arrivano invece una volta al mese i sacerdoti della Fraternità San Pio X i cosiddetti lefebvriani. I seguaci del defunto arcivescovo tradizionalista francese Marcel Lefebvre celebrano la messa in latino, secondo il rito tridentino, e sono probabilmente la frangia più consistente del mondo tradizionalista cattolico e l’unica con la quale la Santa Sede nel tempo ha provato un riavvicinamento: dal 2009 vescovi e preti lefebrviani per volontà di Papa Benedetto XVI non sono più scomunicati e addirittura con Papa Francesco si sono avute autorizzazioni a celebrare i sacramenti malgrado la posizione canonica della Fraternità non sia stata definita. Su questa linea sembrano muoversi anche le diocesi siciliane che non sono. mai intervenute sulle celebrazioni lefebvriane nell’Isola.

Ordinazioni sacerdotali e matrimoni per omossessuali e divorziati sono invece le bandiere della Chiesa Cattolica Ecumenica di Cristo che ha la sua roccaforte a Licata in provincia di Agrigento e la sua guida carismatica nel vescovo Agostino De Caro. Eloquente la presentazione che si legge nel loro sito: “Riconosciamo il primato d’onore del Papa, come è sempre stato, ma non il suo primato giurisdizionale. I concetti di amore e di inclusione sono alla base del nostro credo: ammettiamo i divorziati risposati alla Comunione, non imponiamo il celibato al clero, ordiniamo anche le donne, non ci sono preclusioni verso l’omosessualità” ma ancora di più dice la storia del pastore di questa comunità cattolica progressista. De Caro è noto alle cronache locali per essere l’ex presidente dell’Arcigay della provincia di Agrigento che con un percorso tortuoso tra chiese ortodosse non canoniche e chiese cattoliche indipendenti è stato ordinato prima diacono, poi sacerdote e infine vescovo con tanto di “cattedrale” a Licata. L’attività della Chiesa Cattolica Ecumenica di Cristo non poteva passare certo inosservata all’ora Arcivescovo di Agrigento il cardinale Francesco Montenegro che fu molto duro con De Caro tanto da proibire ai fedeli di riconoscerlo come ministro ordinato, ma la polemica è sconfinata anche nella diocesi di Acireale dove un’appendice della realtà fondata da De Caro ha fatto infuriare il vescovo Antonino Raspanti che è adesso anche Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana: “Ho sentito dire ad Acireale di avvenimenti di una sedicente Chiesa cattolica ecumenica. Voglio avvertire tutti i fedeli della diocesi che chi prendesse parte a questi riti si pone al di fuori della Chiesa cattolica romana. In pratica, si va incontro a una sorta di scomunica”.

 

 

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