La seconda sezione della Corte d’Assise di Appello di Palermo (presidente Angelo Pellino) ha confermato l’ergastolo per Ernesto Favara, 65 anni, l’uomo di Castelvetrano che il 24 dicembre 2022 uccise la moglie Maria Amatuzzo nella casa di Marinella di Selinunte (TP).
Il 22 luglio 2024 Favara è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Trapani.
Il legale Margherita Barraco ha presentato ricorso in appello. Amatuzzo fu vittima di ingiurie, vessazioni, minacce e aggressioni fisiche da parte di Favara e poi il pomeriggio del 24 dicembre fu accoltellata dal marito nel garage della loro casa di Marinella di Selinunte dopo che la donna aveva deciso di trasferirsi a vivere a casa del nuovo compagno Liborio Cammarata.
Il legale ha annunciato ricorso in Cassazione. A difendere l’imputato è l’avvocato Margherita Barraco, che già in primo grado aveva depositato una memoria con la quale chiedeva (senza successo) la derubricazione in omicidio preterintenzionale. Una tesi alquanto improbabile, considerando il numero (ben 28) di coltellate inferte alla giovane donna. Subito dopo il delitto, Favara venne arrestato dai carabinieri, per strada, vicino casa, mentre aveva ancora in mano il coltello sporco di sangue. Maria Amatuzzo, qualche mese prima di essere uccisa, aveva lasciato il marito (attualmente sotto processo, in Tribunale, a Marsala, anche per maltrattamenti familiari) ed era andata a vivere con Cammarata.
La vigilia di Natale 2022, la vittima sarebbe stata attirata con un pretesto dal Favara nell’abitazione di Marinella di Selinunte (“Vieni a prenderti il cappotto, io non sarò a casa”), ma quando entrò nel garage venne subito accoltellata.
Nel processo si sono costituiti parte civile i familiari di Maria Amatuzzo, rappresentati dagli avvocati Vito Daniele Cimiotta e Francesca Di Matteo, e le associazioni “Demetra” e “Casa di Venere”, rispettivamente rappresentate dalle avvocate Marilena Messina e Roberta Anselmi.
“A nome del padre e dei familiari della vittima – ha dichiarato l’avvocato Cimiotta – esprimo soddisfazione per l’esito del giudizio di secondo grado. La Corte ha confermato la sentenza di primo grado in toto. Oggi è stata fatta ancora una volta giustizia”