La notizia è arrivata dalla Sala Stampa vaticana poco dopo mezzogiorno del 30 agosto. Nella nota ufficiale si legge che il Papa ha scelto di affidare l’Eparchia di Piana degli Albanesi a Papàs Raffaele De Angelis, sacerdote dell’Eparchia di Lungro degli Italo-Albanesi dell’Italia continentale. Con questa nomina, Leone XIV ha voluto sanare una ferita che negli ultimi anni era diventata sempre più visibile: una comunità viva, con una storia secolare, lasciata troppo a lungo senza un pastore proprio.
De Angelis, nato a Castrovillari il 24 ottobre 1979, ha compiuto gli studi filosofici e teologici alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove ha conseguito il dottorato in Teologia Morale. Ordinato presbitero dell’Eparchia di Lungro nel 2006, ha svolto diversi incarichi pastorali e accademici: vicerettore del Seminario Eparchiale di Cosenza, vicario parrocchiale della SS. Salvatore, economo e membro degli organismi di governo eparchiali e regionali, assistente dell’Azione Cattolica e referente per la tutela dei minori. Ha insegnato Teologia Morale e Scienze Religiose a Cosenza e Catanzaro. Dal 2010 è parroco di San Giovanni Battista ad Acquaformosa.
Non si può nascondere che, in questi cinque anni di sede vacante, la percezione diffusa tra i fedeli sia stata quella di un abbandono da parte di Roma. L’assenza di un Eparca ha inevitabilmente indebolito la vita comunitaria e alimentato la sensazione di una progressiva marginalizzazione. La nomina di De Angelis arriva dunque come un atto di restituzione di dignità, un riconoscimento implicito che non si può guidare una Chiesa bizantina dall’esterno o con pastori “prestati” dal mondo latino.
Non è solo una questione estetica. È una terapia spirituale per una Chiesa occidentale che rischia di ridursi a organizzazione o a sociologia pastorale. Lo ricordava Giovanni Paolo II con la famosa immagine dei “due polmoni”: senza l’Oriente, il cattolicesimo europeo respira a metà. Leone XIV, con questa nomina, ha scelto di ricordarlo in modo concreto.
Dare a Piana degli Albanesi un vescovo bizantino significa lanciare un messaggio chiaro: custodire i riti è custodire le persone. In un tempo in cui la tentazione dell’uniformità è forte, il Papa ha invece riaffermato che la cattolicità vive di pluralità, di radici diverse che insieme formano un unico corpo.
La sfida, ora, è accompagnare questa scelta con un vero sostegno: formazione, attenzione al clero, valorizzazione delle parrocchie, dialogo con la società civile siciliana. Solo così l’Eparchia potrà tornare a essere quel laboratorio di cattolicità che è stata per decenni.
La nomina di Raffaele De Angelis non è un fatto locale. È una decisione che parla all’intera Chiesa: o si riconosce che le tradizioni orientali sono parte viva del cattolicesimo, o si rischia di impoverirsi irrimediabilmente. Con la sua scelta, Leone XIV ha voluto indicare la strada: non tutto è perduto, purché si torni al cuore della fede e alla bellezza che salva.