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Attraversare un antico tracciato alla scoperta di una torre storica da salvare. La sfida dei pellegrini del Cammino di San Bernardo è iniziata e la prima tappa Sciacca-Caltabellotta, comincia a regalare sorprese e curiosità tra natura e storia.
Diciotto chilometri camminando su un percorso che collegava i comuni agrigentini di Sciacca e Caltabellotta. “Si tratta – dice il giornalista Michele Termine – di un tracciato ben diverso da quello attuale che è stato costruito alla fine del 1800. Percorreremo infatti, un vecchio itinerario che in parte ripercorre l’antica via selinuntina che collegava Selinunte a Siracusa e che passava proprio da questi territori. A differenza dei Romani, i Greci non realizzavano strade lastricate ma in terra battuta motivo per cui, non sono rimaste tracce visibili. Un’altra parte di questo tracciato, era compreso nell’ Itinerarium Antonini. Un vero e proprio tour lungo tutto il perimetro della Sicilia e che ogni tanto, come segnala la Tabula Peutingeriana (una carta medievale che mostra le vie stradali dell’Impero romano), segnalava una specie di “statio”.
La statio era una specie di bed and breakfast del tempo. Si trattava infatti di luoghi in cui era possibile riposarsi dopo lunghi viaggi, dove si poteva mangiare e dormire accompagnati magari dal proprio cavallo. A Sciacca, nel primo tratto del Cammino, c’è la statio più grande segnata dalla Tabula: la famosa statio chiamata Aquae Labodes. In questo luogo, c’è una parte delle sorgenti termali di Monte Kronio su cui appunto è stata costruito la struttura.
Nel Medioevo, questa strada era molto trafficata perché, per il territorio di Sciacca rappresentava una via fondamentale per raggiungere l’entroterra coltivato soprattutto a grano o a leguminose. Uno scenario molto diverso da quello di oggi in cui di grano, se ne vede decisamente meno. Al suo posto, distese di vigneti e uliveti che hanno decisamente cambiato la fisionomia del territorio dal punto di vista agricolo.
Camminando lungo questo percorso, si incontrano due torri. Anticamente, le principali funzioni che svolgevano erano di controllo (quindi vi si trovavano soldati), o di fortezza venendo così utilizzata da qualche feudatario che per sentirsi più sicuro decideva vivere in una casa-torre per difendersi meglio.
“Il più importante monumento architettonico che si trova nel territorio di Caltabellotta – dice Termine – è l’antica Torre di Vigna di Corte. Venne costruita molti decenni dopo sullo stesso luogo dove furono firmati i preliminari della Pace di Caltabellotta firmata due giorni dopo il 31 agosto 1302 nella Cattedrale tra Carlo di Valois e Federico III d’Aragona, re di Sicilia”. Storia, mito e tradizione orale si intrecciano. Si narra infatti che la delegazione angioina e quella aragonese si incontrarono presso delle “case di bifolchi”, dii contadini.
Le cronache dunque non parlano dell’esistenza di una torre. Sembrerebbe quindi che la costruzione non esistesse in origine ma che venne eretta solo successivamente, attorno al 1300, dalla famiglia nobile dei Peralta. Ma perché costruire una torre proprio in quel luogo? Un’ipotesi è che i Peralta, di origine aragonese, volessero affermare la continuità di possesso del territorio, con una costruzione dal forte valore storico e simbolico.
Purtroppo, la torre non ebbe vita lunga. Utilizzata dai Peralta come saltuario luogo di villeggiatura divenne poi dimora dei loro feudatari. Oggi, si trova in pessime condizioni ed è in mano di diversi privati che in passato l’hanno riconvertita in pagliaio. Qualche anno fa, a peggiorare le già precarie condizioni strutturali dell’edificio, fu lo scoppio di un incendio che causò il crollo del tetto e del soppalco.
Attualmente, non esiste alcun progetto di recupero. “Ho sollecitato tante volte il sindaco di Caltabellotta per iniziare un’interlocuzione con la Soprintendenza per mettere in sicurezza, per salvare la Torre prima che crolli completamente. Cerchiamo di proteggere questo monumento, non solo perché è bello ma perché rappresenta un pezzo importante della storia della Sicilia“, conclude Termine.
Dalla Torre a Caltabellotta, per i pellegrini ci sarà la prova più dura. Per raggiungere il Convento dei Cappuccini, il percorso si svilupperà con un dislivello di circa 550 metri.
Una volta arrivati però, si potrà godere di un panorama spettacolare e delle bellezze storico-artistiche e culturali di uno fra i comuni più belli dell’Isola. Dalle necropoli preistoriche al Castello, alla Cattedrale: un crogiolo di culture, un patrimonio tutto da scoprire.
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