“Anche i professori e i ricercatori palermitani chiedono lo sblocco delle classi e degli scatti stipendiali, bloccati nel quinquennio 2011-2015“. E’ quanto chiesto dall’assemblea di ateneo in sostegno allo sciopero di professori e ricercatori dell’Università di Palermo che si è tenuta ieri. Lo sciopero prevede l’astensione dei docenti dallo svolgimento del primo appello degli esami di profitto nelle università italiane durante la sessione di esami autunnale che va dal 28 agosto al 31 ottobre. Studenti e docenti hanno deciso di organizzare una manifestazione il 6 ottobre per chiedere che “vengano rivisti i criteri di suddivisione dei finanziamenti agli Atenei che, secondo i partecipanti all’assemblea, sono totalmente sganciati dalle reali necessita del territorio meridionale e palermitano“.
Gli studenti hanno infatti riconosciuto come valide le richieste portate avanti dai docenti e si sono schierati al loro fianco nella protesta. Secondo loro il blocco delle classi e degli stipendi si inserisce perfettamente in un quadro di de-finanziamento strutturale dell’università, de-finanziamento che, negli ultimi anni, ha interessato maggiormente gli atenei del Sud. Dicono ancora gli studenti intervenuti che “Solo dal 2008 al 2015 gli Atenei del mezzogiorno hanno visto diminuire i finanziamenti complessivi del 30% circa, questo ha avuto ricadute pesantissime per le nostre università. Strutture inadeguate e spesso inagibili, mancanza di aule studio e biblioteche, forti carenze nell’offerta formativa, nella ricerca e nei servizi“.
L’Ateneo palermitano ha perso quasi 25 mila studenti dal 2010 ad oggi e questo dato da ulteriore conferma dell’inadeguatezza delle politiche del MIUR. Queste, infatti, costringono ogni anno miglia e migliaia di studenti, e aspiranti tali, a scegliere di andare al nord o all’estero per avere accesso a percorsi di formazione, apparentemente, più qualificanti e qualificati o per rincorrere una condizione lavorativa all’altezza degli standard imposti e quindi a dover emigrare e scappare dal deserto che avanza.
“Dopo una settimana di contro-informazione sulla questione dello sciopero dei docenti, – dicono gli studenti – portata avanti dagli studenti all’interno della cittadella universitaria, questa assemblea ci dona sicuramente la possibilità di rimettere al centro dell’agenda pubblica alcuni temi che troppo spesso vengono lasciati nel cassetto“.