“E’ vero, è vero nel senso che è una nostra manifestazione di volontà, persino ardita, speriamo di avere un riscontro da parte del governo nazionale. Presto andrò a Roma“. L’ha detto ai giornalisti il presidente della Regione Nello Musumeci, in mattinata, a margine della inaugurazione del cantiere del polo dell’emergenza del policlinico di Palermo, con riferimento alla possibilità di produrre i vaccini in Sicilia.
Il governatore siciliano, infatti, ha candidato l’Isola come sede di produzione vaccinale, con una lettera al ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, in cui esprime “un sincero apprezzamento per l’ impulso offerto all’ industria farmaceutica per la produzione, nel territorio nazionale, di vaccini contro il Covid-19“.
Il dettagli dell’interlocuzione tra il presidente Musumeci e il ministro Giorgetti sono ricostruiti dal quotidiano La Sicilia di Catania. Il governatore avrebbe confermato “la disponibilità, a Palermo, di una struttura universitaria, dotata di camera bianca e bioreattore, che potrebbe essere posta immediatamente a disposizione del sistema produttivo”, che “ha dimensioni adeguate per garantire un ampio fabbisogno produttivo” e che “trattandosi di un bioreattore non ancora attivato potrebbe essere posto in funzione in tempi correnti e compatibili con le esigenze dell’epidemia”.
Il progetto sarebbe firmato dai responsabili di una partnership scientifico-produttiva pronta a raccogliere la sfida: l’Advanced technologies network center dell’Università di Palermo e l’azienda Abiel, spin off accademico. Gennara Cavallaro (direttore dell’Aten) e Giulio Ghersi (Ceo di Abiel) garantiscono innanzitutto una “disponibilità strumentale”, con una camera bianca “con certificazione di livello C di circa 100 mq” contenente una strumentazione completa: shaker termostato, centrifughe (da banco e industriale refrigerata), sistemi di omogeneizzazione ad alta pressione e di “filtrazione tangenziale“, camera di stoccaggio, liofilizzatore. Ma il valore aggiunto del sito di Palermo è la presenza di ben due bioreattori, uno da 20 e un altro da 200 litri.
“In particolare, il processo di produzione messo in atto secondo una procedura di “fed-batch” – illustrano Cavallaro e Ghersi – ha portato a sapere generare in bioreattore una biomassa di 5-6 volte superiore rispetto a una produzione in “bach” con costi di produzione inferiori al 20%. Inoltre, questa metodologia di crescita permette di ottenere, in termini di biomassa prodotta, un incremento di 5-6 volte», poiché «con un fermentatore di 200 litri si produce lo stesso quantitativo ottenuto con uno di 1.000-1.200 litri“. Un’eccellenza siciliana che garantisce gli elementi di «competenza scientifica ed efficienza produttiva», in materia di “sintesi, estrazione, purificazione, stoccaggio e liofilizzazione (se necessaria) di biomolecole ottenute come biomassa di sintesi in bioreattore”.
Dal Mise c’è “attenzione e interesse“. E il governo regionale, tramite l’assessore Ruggero Razza, ha avuto già un contatto con Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria e ad di Janssen, farmaceutica del gruppo Johnson&Johnson. La multinazionale americana potrebbe anche essere della partita.