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Vaccino Covid per animali: la Russia produce le prime dosi per uso veterinario

sabato 1 Maggio 2021

Lo ‘zoo’ degli animali che possono essere infettati dal Sars-CoV-2 è molto vario, e passa da cani e gatti a tigri e gorilla, ma anche per loro potrebbe arrivare presto un vaccino. Come successo anche per quello ‘umano’ è dalla Russia che arrivano i primi annunci in questo senso, con il Servizio Federale russo per la Veterinaria e la Sorveglianza Fitosanitaria (Rosselkhoznadzor) che ha annunciato di aver prodotto un primo lotto di un prodotto contro il Covid-19 per uso veterinario, il Carnivac-Cov.

A riferirlo è l’agenzia Interfax, che cita la direttrice dell’ente federale, Yulia Melano, secondo cui le 17.000 dosi della partita sono state ordinate e saranno presto fornite a varie regioni russe.

Stando a Melano, società di Germania, Grecia, Polonia, Austria, Kazakistan, Tagikistan, Malesia, Thailandia, Corea del Sud, Libano, Iran e Argentina sono interessate al vaccino.

Secondo l’agenzia Interfax, “si prepara un dossier per registrare” il vaccino “all’estero, in particolare in Unione europea”. “Al momento – ha spiegato Melano alla Tass – possono essere prodotte fino a tre milioni di dosi al mese. In futuro, se arriveranno ordini, sarà possibile aumentare questa quantità fino a cinque milioni”.

Gli studi preclinici del vaccino sono iniziati lo scorso agosto. I test sono stati condotti su visoni, gatti, cani e furetti, e, secondo le autorità russe, ne hanno provato l’efficacia e la sicurezza. È di qualche giorno fa, invece, la notizia dei risultati positivi del primo vaccino anti Covid in sperimentazione di fase 1 nei gatti, realizzato dall’azienda italiana Evvivax, in collaborazione con una compagnia Usa, mentre sempre negli Usa la compagnia Zoetis ha annunciato di avere pronto un proprio vaccino realizzato in collaborazione con lo zoo di San Diego.

Sono molti, ha sottolineato un articolo pubblicato di recente da Nature, gli animali in cui è stata dimostrata la presenza del virus, anche se in pochi casi ci sono prove documentate di una trasmissione ‘di ritorno’ poi all’uomo. Oltre a cani e gatti ci sono prove dell’infezione in puma, gorilla, leopardi delle nevi negli zoo, e anche nei visoni. Proprio quest’ultimo animale è stato al centro delle cronache nei mesi scorsi, proprio perchè dopo una serie di focolai nel nord Europa è stato dimostrato che alcuni allevatori erano stati infettati proprio dagli animali.

A sfuggire al virus invece, spiega sempre Nature, sono stranamente i maiali, che invece normalmente sono tra i primi ad essere suscettibili ai Coronavirus, come ha dimostrato una grande epidemia suina nel 2018 partita da un coronavirus dei pipistrelli. Uno studio realizzato infettando volontariamente alcuni esemplari ha mostrato però che il Sars-CoV-2 non si replica bene nei maiali, una fortuna data la grande presenza di allevamenti intensivi nel mondo.

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