Uno sfregio vandalico ad un’opera d’arte, offese alla nostra memoria. Furti indiscriminati del patrimonio collettivo che necessitavano, da troppo tempo, di un sistema legislativo di tutela sicuramente più incisivo.
Da più fronti la perentoria sollecitazione per delle misure di prevenzioni per rafforzare la tutela dei beni culturali e paesaggistici. In attesa dell’entrata in vigore in Italia della Convenzione di Nicosia, prevista per il prossimo aprile, la lotta al traffico illecito di opere d’arte trova, finalmente, riscontro nella nuova legge appena approvata, che ricalca il testo del Disegno di Legge presentato nella scorsa legislatura dai ministri Franceschini e Orlando.
Numerosi sono stati i processi che si sono conclusi senza un nulla di fatto proprio a causa di un vuoto giuridico che metteva in risalto la necessità di una profonda riforma della materia, nell’ottica di un tendenziale inasprimento del trattamento sanzionatorio.
In questo nuovo testo, quando siamo in presenza di beni culturali, sono stati introdotte le aggravanti, anche in quei reati comuni, sia con un potenziamento degli strumenti investigativi a contrastare ma principalmente ampliando le ipotesi di responsabilità delle persone giuridiche.
Un passaggio importante, saranno le condanne con pene più severe in caso di furto, l’appropriazione indebita, la ricettazione, il riciclaggio e l’autoriciclaggio, ma anche gli atti vandalici e il danneggiamento, che abbiano ad oggetto i beni culturali.
Un passo in avanti per il cammino di riforma dei reati contro il patrimonio culturale, un danno sociale alla nostra memoria ed una piaga economica che muove interessi illeciti di valuta che vanno subito dopo il traffico di droga.
Con un’opera d’arte trafugata, potenti organizzazioni criminali, le usano per pagare tranquillamente partite di droga o di armi, come se fosse una regolare valuta, con passaggi ben strutturai che rendono le operazioni sicure e difficile da smascherare.