Da mesi si dice che la redazione del documento sia ormai alle battute finali. Ma del piano industriale di Amat non c’è ancora traccia. Almeno ufficialmente. Nei paesi anglosassoni si parlerebbe tranquillamente di “hype“, generato a proposito di un atto che deciderà gli investimenti della società di via Roccazzo per i prossimi tre anni. Documento dal quale dipende anche l’approvazione del contratto di servizio e, di conseguenza, la chiusura della vertenza relativa ai cosiddetti accordi di secondo livello. Diritti dei lavoratori che fanno riferimento a bonus produzione, buoni pasto, godimento degli straordinari e potenziamento del monte ore dei lavoratori part-time (come ad esempio gli ausiliari del traffico). Il contratto di servizio doveva essere pronto, secondo le previsioni, a marzo 2024. Se tutto andrà bene, sarà approvato dal Consiglio Comunale entro marzo 2025. Esattamente un anno dopo la data prevista. Fatto che, unito alle polemiche per le assenze dal servizio di decine di lavoratori per il ponte festivo di Capodanno, ha portato le sigle sindacali a chiedere le dimissioni del presidente Giuseppe Mistretta.
I due anni in Amat di Giuseppe Mistretta
Nominato ad aprile 2023 dal sindaco Roberto Lagalla, Giuseppe Mistretta ha ricoperto da allora la carica di presidente di Amat. Ad affiancarlo nel suo lavoro negli uffici di via Roccazzo ha trovato il vecchio Consiglio d’Amministrazione che ha accompagnato l’avventura in azienda del suo predecessore, ovvero Michele Cimino. E come quest’ultimo, l’ex esponente di Gesap era espressione della corrente politica vicina al deputato regionale Edy Tamajo. L’utilizzo dell’imperfetto non è casuale. Dopo le ultime elezioni europee di giugno 2024, qualcosa sembra essersi rotto. Il parlamentare regionale e il presidente di Amat sembrano essersi allontanati. Almeno a sentire i microfoni di Radio Palazzo. Anche se tali voci non sono mai state smentite dai diretti interessati.
Nonostante le acque mosse, Mistretta è stato capace di invertire l’andamento economico-finanziario di un’azienda che, nel bilancio 2022, ha fatto segnare un pesante passivo da oltre 20 milioni di euro. “Aiutati che Dio ti aiuta“, dice un vecchio detto popolare. E così hanno fatto Mistretta e il suo management. L’azienda ha migliorato le performance sullo sbigliettamento, aumentando gli incassi e riducendo al minimo il fenomeno dei “portoghesi” su bus e tram. Dalla Regione è arrivato inoltre un ulteriore impulso, con la norma interpretativa che ha sbloccato gli 8 milioni di euro stanziati per compensare le difficoltà dettate ai tempi dall’emergenza covid. La società si è poi impegnata sull’efficientamento dei mezzi e sulla digitalizzazione dei servizi. Anche se su quest’ultimo punto tutto è ancora in divenire (dall’app Muoversi a Palermo alle paline elettroniche da installare alle fermate).
Le critiche dalla maggioranza, l’intervento di Lagalla
I problemi ci sono stati. Alcuni ci sono ancora. Dalla carenza di personale, come ad esempio quella che sta interessando l’officina di via Roccazzo, alla vertenza dei lavoratori sugli accordi di secondo livello aperta da almeno un anno. Oltre alle critiche dei sindacati, in questi due anni Giuseppe Mistretta ha dovuto fronteggiare quelle di diversi esponenti della maggioranza a sostegno del sindaco di Palermo Roberto Lagalla. Fra queste quelle dell’esponente della Lega Sabrina Figuccia ma soprattutto del capogruppo della DC Domenico Bonanno, il quale aveva chiesto a chiare lettere le dimissioni dello stesso Giuseppe Mistretta. Tutto sembrava perduto. La porta era sguarnita e la palla stava valicando la linea di porta. Ma come Ivan Marconi durante la finale d’andata dei play-off promozione in Serie C, è intervenuto con un colpo da maestro il sindaco Roberto Lagalla, il quale ha portato sotto la sua ala proprio lo stesso Giuseppe Mistretta.
Dal Comune: “Su piano industriale manca solo l’ok della società di consulenza”
Così, le polemiche politiche sono state congelate, con l’Amministrazione Comunale che è tornata al lavoro insieme a Giuseppe Mistretta per redigere il nuovo piano industriale di Amat. La fumata bianca sull’atto sembrava essere arrivata fra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Ma dell’ok in Giunta non c’è traccia. Ed è quello che conta. A frenare tutto è stata la diatriba sui servizi in perdita. Un tira e molla che va avanti da diversi mesi e che ha spazientito molti le organizzazioni sindacali. Dal Comune riferiscono che la partita sia vicina alla conclusione. Si attenderebbe, dicono fonti della Giunta, “l’esito del parere della società di consulenza scelta da Amat per valutare l’atto“.
Sindacati puntano il dito contro il management, sotto attacco il progetto tram
Ma la pazienza dei lavoratori è ridotta al lumicino, soprattutto dopo lo scontro frontale fra dirigenza e sindacati sulle assenze in servizio durante il ponte festivo di Capodanno. Le sigle, unitariamente, hanno chiesto le dimissioni del presidente. Una scelta motivata dal “non avere difeso le necessità di una azienda messa in ginocchio dai continui tagli e per continuare a gestire servizi in perdita, a partire dalla gestione del tram“. Il trenino della discordia che, secondo i sindacati, causa un passivo all’Amat di “6 milioni all’anno“. E proprio il potenziamento del tram rappresenta il cuore pulsante del redigendo piano industriale di Amat. Possiamo dire che il destino dell’anello tramviario è legato a doppio filo con quello dell’azienda. Dal tram dipenderà sia la riorganizzazione delle linee dei bus che il riassetto di tutto il trasporto pubblico in città. Un investimento di tempo e denaro che vedrà partire il prossimo step, almeno secondo le previsioni, in questo mese di gennaio. Momento nel quale è atteso l’avvio del cantiere della linea C.
La battaglia sui servizi in perdita
Per completare la fase due, che ricordiamo comprende le linee C, B, A1, E1 ed F, ci vorranno circa quattro anni. Fino ad allora Amat dovrà stringere i denti, cercando di potenziare i servizi attualmente disponibili e togliendosi di dosso alcuni “pesi morti”. Trattasi dei servizi in perdita. Un elenco che, oltre al tram, comprenderebbe al suo interno il bike e car sharing, la rimozione dei mezzi in sosta vietata e il servizio segnaletica. Amat ha chiesto di rimuoverli dal piano industriale. Ma dal Comune è stato chiesto di mantenerli, affidando eventualmente i servizi ai privati attraverso forme di partenariato. Quale sarà la sintesi lo potrà dire soltanto il documento ufficiale.
Dal piano industriale dipende il futuro del nuovo contratto di servizio. Il Comune di Palermo ha posto il nuovo termine ultimo per la redazione a marzo 2025. Ma i ritardi accumulati in passato sono pesanti, soprattutto per i sindacati di Amat. L’atto risulta fondamentale infatti per risolvere l’elemento chiave della vertenza attualmente in corso, ovvero gli accordi di secondo livello. Diritti dei lavoratori che fanno riferimento a benefit quali buoni pasto, bonus produzione, potenziamento del monte ore dei precari e godimento di ferie e straordinari. Questione sulla quale i sindacalisti di Cgil, Cisl, Uil, Cisal, Ugl e Orsa attendono l’ennesima convocazione in Prefettura per cercare un accordo con il management di Amat.
Sullo sfondo c’è la possibilità di un nuovo sciopero
Ciò per evitare l’indizione di un nuovo sciopero, il quale sarebbe il quinto consecutivo da inizio 2024. Al momento, i sindacati hanno sbattuto contro un muro di “no”, così come avvenuto sull’annunciato piano assunzioni. “Il presidente Mistretta tace ancora – scrivono Filt Cgil, Fit Cisl, Faisa Cisal, Ugl, Cobas e Orsa Tpl – sulla propria scelta di bloccare l’assunzione dei vincitori del concorso per operatori d’officina. Concorso in piedi sin dal gennaio dell’anno scorso, attualmente stoppato nonostante l’imprescindibile necessità di operai per la manutenzione dei bus“.
I sindacati chiedono le dimissioni di Mistretta
Va detto che, sulla procedura di assunzione in questione, erano stati sollevati alcuni dubbi dalle opposizioni in Consiglio Comunale. Critica, in particolare, era stata l’esponente del M5S Concetta Amella, la quale a settembre 2024 ha presentato una richiesta di accesso agli atti. In attesa che il concorso si sblocchi, rappresentano i sindacati, “l’esigenza viene tamponata dagli autisti temporaneamente dislocati, appunto, ai servizi d’officina“.
Ritardi che, insieme a quelli accumulati su piano industriale e contratto di servizio, hanno portato i sindacati a chiedere le dimissioni del presidente Giuseppe Mistretta. “Sarebbe opportuno che il presidente Mistretta rassegnasse le dimissioni per non avere difeso le necessità di una azienda messa in ginocchio dai continui tagli e per continuare a gestire servizi in perdita, a partire dalla gestione del tram, in passivo di 6 milioni all’anno“, hanno scritto le sei sigle dei lavoratori nella nota pubblicata ieri. A sbloccare la situazione potrà essere solo l’approvazione del piano industriale. L’unico vero raggio di sole in grado di schiarire il cielo plumbeo sugli uffici di Amat.