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Un ragazzo di 28 anni, un asino in via d’estinzione, sentieri inesplorati e progetti educativi. Cosa hanno in comune? La risposta è semplice: Pantelleria.
Dal Neolitico ad oggi, la piccola isola siciliana situata al centro del Mediterraneo, riserva ancora molte sorprese e storie che sanno essere al tempo stesso antiche e contemporanee.
Come quella di Francesco Paolo Lanzino, palermitano, classe ’93. Partirà da Pantelleria per un viaggio che lo porterà ad attraversare l’Italia. Ad accompagnarlo fino in Piemonte, oltre a un piccolo gruppo di ragazzi, ci saranno due mule e un’asina pantesca.
Sei mesi tra i sentieri del Cai,alla scoperta di un mondo lontano dai grandi centri urbani. La strana carovana lavorerà alla realizzazione di un documentario per raccontare un’ Italia rurale in via d’estinzione ma non del tutto dimenticata.
Per Francesco, che è il presidente dell’associazione Woodvivors, percorrere luoghi remoti in compagnia di un animale, crea un’empatia eccezionale tra il viaggiatore e chi vive quei territori che in qualche modo è più predisposto a raccontare gli aspetti più intimi e inediti.
Un turismo lento, lontano anni luce da quello a cui siamo abituati, affollato e frenetico per condurre una ricerca antropologica e naturalistica che nulla a che vedere con le notizie flash, con l’approfondimento a misura di tweet.
Francesco, viaggiatore di oggi, cresciuto tra i social e i viaggi last second come molti ragazzi di oggi abbraccia una cultura ecosostenibile e un turismo a impatto zero. E cosa c’è di più green di un viaggio a dorso di due mule e un’asina? Ed è proprio un’asina anzi, un asino pantesco il secondo protagonista di questa storia.
Esemplare oggi rarissimo, l’asino pantesco ha origini antichissime, risalenti al I secolo a.C. quando, liberamente si muoveva tra la natura incontaminata di Pantelleria. Così, come le tradizioni rurali del nostro paese, è da anni a rischio estinzione.
Ed è a questo punto che la storia di Francesco, si intreccia con quella di Arlecchino.
Nel 1985, lo stallone Arlecchino era considerato forse l’ultimo esemplare della razza. Per coprire una delle due fattrici rimaste nell’isola morì annegando, imbrigliato nelle corde mentre veniva sceso dalla nave, nelle acque del porto di Pantelleria. La razza venne data per spacciata. Poco dopo però l’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana decise di avviare un progetto di recupero. Dopo anni di analisi genetiche si trovò un primo nucleo di 9 esemplari. Da allora, oltre all’iscrizione al “Registro Anagrafico delle Razze/Popolazioni equine riconducibili a gruppi etnici locali, quel progetto è arrivato a un risultato importante che riporterà 5 asini panteschi a casa, a Pantelleria.
Grazie a un protocollo tra Assessorato regionale dell’Agricoltura dello Sviluppo rurale e della Pesca Mediterranea ed al Parco nazionale, verranno inseriti nell’attività rurale dell’isola. Verranno creati percorsi turistici, una fattoria didattica che supporterà progetti dedicati ai più piccoli anche con disabilità o affetti da autismo.
Una favola anti al tempo del Covid. Sì, perché la pandemia tocca tutti anche Pantelleria. In un documento, gli operatori dell’isola chiedono un piano Covid Free per il territorio. Il timore è che le restrizioni portino i turisti altrove, in Grecia o in Spagna ad esempio che già si stanno preparando con passaporto sanitario, tamponi e che soprattutto stanno vaccinando a tappeto la popolazione delle isole. L’obiettivo è quello di riconoscere Pantelleria “isola bianca” anche in considerazione del fatto che ad oggi l’indice di contagio è pari allo 0%.
Gli imprenditori chiedono agli enti locali, al Comune e al parco nazionale e alle associazioni di volontariato, di supportare una serie di iniziative:tamponi in arrivo, drive in, rafforzamento del personale sanitario.
Le storie di oggi mostrano come anche in un periodo complesso, serve pianificazione e lungimiranza. La sinergia, parola chiave più volte invocata dall’assessore Toni Scilla, può riportare turismo e crescita culturale e occupazionale. Del resto, come diceva Charles Darwin “Nella lunga storia del genere umano (e anche del genere animale)hanno prevalso coloro che hanno imparato a collaborare ed a improvvisare con più efficacia”.