“Sono sicuro della mia estraneità ai fatti e di aver agito correttamente: non ho mai promesso posti di lavoro in cambio di voti. Dopo aver ricevuto e studiato le copie degli atti, attraverso i miei legali chiederò ai magistrati di essere sentito al più presto”. Con queste parole Filippo Tripoli commenta l’indagine della Procura di Termini Imerese nella quale sono indagate 96 persone.
“Se sul piano giudiziario mi sento assolutamente sereno – aggiunge – sul piano politico mi amareggia il fatto che la notizia sia uscita proprio nel mezzo della campagna elettorale per le amministrative a Bagheria, che mi vede candidato a sindaco”.
“È evidente, infatti – continua Tripoli – che tale notizia rappresenta una ghiotta quanto meschina occasione di strumentalizzazione da parte di qualche avversario. Anche da parte di chi come l’onorevole regionale Salvatore Siragusa, del M5S, sbandierando il vessillo della legalità ha sostenuto un sindaco non solo indagato, ma anche rinviato a giudizio per falso ideologico, turbata libertà degli incanti, violazione del segreto di ufficio e abuso di ufficio al fine di perseguire interessi personali e familiari. Non ricordo, infatti, che Siragusa abbia chiesto né a Patrizio Cinque né ai consiglieri del Movimento di fare un passo indietro“.
Tripoli è indagato in concorso con l’ex Presidente della Regione Totò Cuffaro per corruzione elettorale. Secondo gli inquirenti, quest’ultimo, allo scopo di ottenere voti per Tripoli, quando era candidato alle ultime elezioni regionali, avrebbe promesso a Giuseppe Amodeo e ad Antonino Amodeo, che avrebbero dato l’ok, l’assunzione del primo all’Ars. Giuseppe Amodeo fu effettivamente assunto dal il gruppo parlamentare del partito ‘Popolari ed Autonomisti’.
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