Il governo Musumeci nel corso dell’ultima riunione di giunta ha approvato la proposta di perimetrazione delle Zone franche montane siciliane elaborata dall’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano. L’individuazione dei Comuni ha tenuto conto delle aree particolarmente svantaggiate, per altitudine, densità abitanti e tasso di spopolamento in relazione ai criteri previsti dal progetto di legge-voto, già approvato dall’Ars nel dicembre del 2019.
Sono in tutto 159 i Comuni siciliani che rientreranno fra le Zone franche montane e che potranno usufruire dei benefici previsti dalla legge in termini di fiscalità di vantaggio e contributi sociali.
Un primo elenco comprende i 117 Comuni che hanno una popolazione residente inferiore ai 15mila abitanti (sulla base di rilevazione Istat 2020) e con un territorio con oltre il 50 per cento della superficie totale posto ad almeno 500 metri sul livello del mare: 44 sono in provincia di Messina, 37 a Palermo, 15 a Catania, 8 a Enna, 5 a Siracusa, 3 nel Nisseno e nell’Agrigentino e due a Ragusa.
Un secondo elenco comprende complessivamente 42 Comuni situati in aree densamente edificate e poste sempre al di sopra di 500 metri sul livello del mare, con meno di 15 mila abitanti, ma nei quali sono presenti fenomeni di spopolamento calcolati in funzione dell’andamento demografico degli ultimi 50 anni. Di questi: 10 ricadono nella provincia di Palermo, 7 nell’Agrigentino, nel Messinese e nell’Ennese, 6 a Caltanissetta, 3 a Catania, e uno a Ragusa e a Trapani.
Spetta sempre al Parlamento nazionale il via libera alla legge di istituzione delle Zone franche montane sull’Isola. E in tal senso, nei mesi scorsi il presidente della Regione Nello Musumeci aveva scritto, congiuntamente al presidente dell’Ars, una nota ai presidenti del Senato e della Camera per risollecitarne l’approvazione.
«Con la Delibera di Giunta che perimetra le zone franche montane la Regione Siciliana ha adempiuto a quasi tutti i passaggi tecnici e politici. Adesso si esprimano i due rami del Parlamento in quanto la fiscalità di sviluppo proposta dal Comitato è integralmente compatibile con le vigenti disposizioni legislative e regolamentari, nazionali e comunitarie. Non ci sono impedimenti», dichiara Vincenzo Lapunzina, coordinatore regionale del Comitato per l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia, composto dall’associazione zfm Sicilia e dagli amministratori dei Comuni interessati alla norma.
Associazione e amministratori da oltre 2353 giorni sono impegnati in una battaglia di civiltà, finalizzata alla fiscalità di sviluppo da destinare agli operatori economici che ancora resistono e hanno sede legale e operativa al di sopra dei 500 mt slm, in Comuni con popolazione inferiore ai 15 mila abitanti. L’iniziativa è rivolta ovviamente anche a chi intende trasferire la sede legale ed operativa della propria attività imprenditoriale.
«La misura di politica economica – continua il coordinatore – approvata all’unanimità dal Parlamento regionale è finalizzata al rilancio delle zone interne dell’Isola e così contrastare il lento processo di spopolamento che perdura da tempo. È parte fondante del progetto di vita comune a cui stiamo lavorando e che presenteremo nelle prossime settimane».
L’ARS, il 17 dicembre 2019, ha inviato la Legge voto al vaglio dei due rami del Parlamento in quanto la Regione Siciliana non ha ancora approvato delle corrette norme di attuazione, in materia finanziaria, dello Statuto autonomistico, che prevede la fiscalità di sviluppo, analogamente a quanto da tempo è previsto negli Statuti nelle altre Regioni con specialità simili alla Sicilia.
L’ultimo atto, che rimane in capo al Presidente della Regione, Nello Musumeci, è quello di dare corso all’Ordine del Giorno approvato dall’ARS lo scorso 11 maggio, che impegna lo stesso “a porre in essere tutte le interlocuzioni istituzionali opportune, affinché la Commissione paritetica adotti provvedimenti idonei a trovare adeguata copertura finanziaria a sostegno delle disposizioni concernenti l’istituzione delle zone franche montane anche destinando, in via prioritaria, a quest’ultime le risorse provenienti dal gettito dell’Iva all’importazione“.
A tal proposito il presidente Musumeci ha manifestato l’impegno di coinvolgere la Commissione paritetica, Stato-Regione, per verificare la fattibilità dell’atto di indirizzo.
«Dalle interlocuzioni avute con la Sottosegretaria di Stato al MEF, Alessandra Sartore e il presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, Luciano D’Alfonso, – conclude Lapunzina – per la fase di avvio sarebbero state individuate le risorse da destinare alla norma. Non sono bastevoli ma serviranno per dare la possibilità a chi ancora resiste di guardare al futuro con fiducia. In attesa che tra la Regione e lo Stato si definisca di destinare legittimamente il cespite tributario dell’Iva all’importazione, maturata in Sicilia, al finanziamento strutturale della Legge».