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Migranti. A Ragusa fermati sei presunti scafisti. Slitta intanto la sentenza sul grande naufragio

martedì 6 Dicembre 2016
migranti

Sei extracomunitari sono stati fermati dalla Polizia di Stato a Ragusa perché ritenuti presunti scafisti di tre gommoni con a bordo complessivamente 284 migranti salvati in tre operazioni di soccorso nel Canale di Sicilia dalla nave ‘Aquarius’ e dalla nave ‘Phoenix’ e poi fatti sbarcare da quest’ultima unità a Pozzallo.
I fermati, dalla squadra mobile sono il gambiano Sheikh Job, di 18 anni, Aliou Ning, senegalese di 21 anni; Zampul Fanta Kene, maliano di 20; Tcham Dijbril, guineano di 20 anni; Augustine Garnett Kpoto, liberiano di 19 anni; Fidel Boubitra ivoriano, di 29. I fermati sono stati rinchiusi nel carcere di Ragusa.

A Catania il verdetto sul Grande Naufragio

Intanto è stata posticipata a martedì 13 dicembre la sentenza sul grande naufragio di migranti, avvenuto il 18 aprile 2015 al largo della Libia e che ha visto l’impressionante bilancio di circa 700 morti e solo 28 sopravvissuti. Il rito sarà abbreviato, dinanzi Daniela Monaco Crea, Gup di Catania per le repliche delle difese e della parte civile, un allora minorenne sopravvissuto alla tragedia in cui sono morti suoi familiari, assistito dall’avvocato Giorgio Forestieri; sono imputati il presunto ‘capitano’ del barcone, il tunisino Mohamed Ali’ Malek e il suo ‘mozzo’ siriano Mahmud Bikhit accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Malek è stato accusato anche dell’omicidio colposo plurimo e il naufragio; per lui, a conclusione della requisitoria, il 17 maggio scorso, la Procura, con i Pm Rocco Liguori e Andrea Bonomo, ha chiesto la condanna a 18 anni di reclusione e il pagamento di un risarcimento di 3 milioni di euro. Per il ‘mozzo’ che accusa il coimputato di essere stato il ‘capitano’ sono stati sollecitati sei anni.

L’avvocato Massimo Ferrante, legale del comandante Malek, aveva già chiesto l’assoluzione del suo assistito, che ha ribadito di essere un passeggero del viaggio; mentre l’avvocato Ivo Russo di Bikhit ha depositato un’integrazione difensiva. Secondo la Procura di Catania il naufragio “fu determinato da una serie di concause, tra cui il sovraffollamento dell’imbarcazione e le errate manovre compiute dal ‘comandante’ Malek, che portarono il peschereccio a collidere col mercantile King Jacob“. Il barcone e i corpi incastrati nel natante sono stati recuperati e trasferiti nel porto di Melilli (Siracusa), con un’operazione disposta dal ministero della Difesa, coordinata dalla marina militare.

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