Lui è uno degli artisti palermitani più noti nel panorama contemporaneo e il luogo è stato citato in mote occasioni come case history. Sono Manfredi Beninati e il Museo Civico di Castelbuono a incontrarsi per la prima grande personale all’interno di una istituzione dell’artista vincitore del Premio del Pubblico alla 51/esima Biennale di Venezia.

Inaugura domani la mostra “Manfredi Beninati”, un viaggio tra le opere degli ultimi 16 anni e alla scoperta di una nuova opera site specific che Beninati ha concepito per il castello dei Ventimiglia, sede del museo. Si tratta di una stanza, di un’installazione ambientale da osservare, simile a quelle allestite alla Biennale di Liverpool, a quella di Shanghai e a quella, la prima delle sue famose camere, pensata proprio per la Mostra Internazionale Arte la Biennale di Venezia del 2005 e che ora si trova al MAXXI di Roma: “Prendere appunti per un sogno da iniziare di pomeriggio e continuare di notte (e che non si cancella al risveglio) ovvero svegliarsi su una spiaggia sotto il sole cocente”.
Per questa prima personale negli spazi di una istituzione culturale l’artista ha creato invece l’opera (3 NO), 2016, una stanza-rebus per abili solutori che, come sempre, non potranno entrare se non con lo sguardo da una piccola finestra. Non mancano i riferimenti alla storia personale dell’artista, alla memoria e ai personaggi, reali e immaginari, che si intrecciano con il cinema e la letteratura “in un naturale equilibrio tra sogno e ricordo” nella ricca produzione artistica che ha distinto la sperimentazione di Beninati negli anni che vanno dal 2000 fino ad oggi e che è allestita nel resto del castello: pitture, collage, disegni e sculture realizzati con tecniche, linguaggi e materiali differenti. La mostra resterà aperta fino al 6 marzo 2017 ed è curata da Laura Barreca e Valentina Bruschi, curatrici anche del catalogo antologico pubblicato in occasione della mostra con testi di Nicholas Cullinan, Jim Lane e Francesco Stocchi.