La situazione economico-finanziaria di Sicilia Digitale, la partecipata che gestisce i servizi informatici della Regione Siciliana, desta molta preoccupazione nel governo e tra i lavoratori, soprattutto tra quelli che da quasi 10 anni lavorano con contratti a tempo determinato. Nei conti della società, infatti, vi sarebbe un buco di circa 50 milioni di euro che potrebbero farla cadere nella voragine del fallimento. Una situazione drammatica che da un lato rischia di mandare in tilt il funzionamento della macchina amministrativa e dall’altra di far rimanere senza lavoro i dipendenti precari.
A sostegno di quest’ultimi si è schierata la Fiom Cgil che ha rinnovato la richiesta di incontro con l’assessore all’economia Gaetano Armao. “I timori di un buco da 50 milioni di euro e la conseguente possibilità di un fallimento stanno destando enorme allarme tra i dipendenti, spaventati per il loro futuro. C’è bisogno di un immediato chiarimento. Chiediamo che non siano i lavoratori a essere penalizzati per errori gestionali dovuti a chi ha guidato la società”, afferma Francesco Foti, segretario provinciale di Fiom Cgil.
Nei giorni scorsi l’organizzazione sindacale aveva chiesto un confronto con il vice presidente della Regione per discutere dell’applicazione del contratto e degli inquadramenti dei lavoratori di Sicilia Digitale. “A questo punto, l’incontro è necessario per discutere della situazione complessiva della società”, aggiunge Foti.
Nella richiesta avanzata all’assessore la Fiom denunciava diverse segnalazioni su disfunzioni organizzative all’interno della società. Problematiche dovute anche a scelte discrezionali, penalizzanti per parte del personale: assegnazioni di livelli retributivi superiori a parità di mansioni, mancato riconoscimento degli scatti di anzianità, nonostante sentenze vinte dai lavoratori. “All’incontro – aggiunge Foti – dobbiamo anche chiedere in che modo la società intende affrontare la condizione di precariato degli oltre 30 lavoratori in somministrazione: alcuni di loro si trovano in questa condizione da più di otto anni. Alcuni contratti sono in scadenza a giugno, altri a ottobre”.