Quando ieri all’Ars l’ex battitore libero di FI della scorsa legislatura, la mina vagante che azzoppava le sedute della maggioranza traballante di Crocetta, Giuseppe Milazzo, ha chiesto “di approcciarsi” lui e la coalizione verso un documento che giace tra commissioni e fase preliminnare della trattazione da un tempo ormai privo di misura, si è capito che c’erano poche speranze di vedere ancora in vita il cosiddetto ‘collegato’ alla finanziaria.
Su richiesta del capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo, il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè ha messo ai voti la proposta di rinvio in commissione del testo e l’aula si è espressa a favore. Dopo quasi un mese e mezzo di tira e molla sul collegato che ha impantanato il Parlamento, dunque il ddl viene accantonato.
In aula s’è consumato uno strappo tra il capogruppo dell’Udc, Eleonora Lo Curto, e il deputato Vincenzo Figuccia, al quale non è piaciuto l’intervento della collega favorevole al rinvio di 24 ore per l’esame del testo. I due hanno litigato in aula, tanto da costringere Miccichè a moderare i toni altrimenti avrebbe chiesto agli assistenti parlamentari di accompagnare i deputati fuori da sala d’Ercole.
Piccoli e grandi incidenti di Sarajevo dunque dentro la maggioranza che non c’è. Tentato dalle sirene leghiste di Sicilia, a lasciare i centristi sarà pronto Figuccia?
Serve andare avanti così, a guadagnare (?) tempo in ordine sparso, anziché studiare nuove formule?
Al governatore siciliano Nello Musumeci è rimasto molto poco da fare: “Prendo atto, con assoluta serenità-ha dichiarato- della volontà espressa oggi dal parlamento siciliano di rinviare in commissione Bilancio il disegno di legge sul collegato alla Finanziaria. Aspetto fiducioso che il testo torni in Aula per essere serenamente valutato da tutti i gruppi politici, soprattutto negli articoli riguardanti la creazione del Polo per il credito agevolato (fusione Crias-Ircac) e la soppressione dell’Esa, l’ultimo carrozzone della Prima Repubbblica.
L’uno-due di Musumeci si è poi così perfezionato: “Una cosa è certa: il mio è il governo del cambiamento, per il quale ho chiesto ed ottenuto a novembre il consenso del popolo siciliano. Se sulla strada delle riforme il parlamento dovesse già da ora mettersi di traverso non ci sarebbe più alcuna ragione per restare al mio posto. In questa Regione devastata e saccheggiata dalla più famelica partitocrazia non è più tempo per riproporre metodi antichi”
Le cattive abitudini dunque di una politica ondivaga e senza fissa dimora proseguono e non risparmiano al centrodestra una lunga, molto lunga, notte da attraversare.