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Il brand Unesco e i dubbi di Miccichè per spronare l’Isola della cultura

giovedì 5 Luglio 2018

Gianfranco Miccichè, in apertura del convegno della “Cerimonia per il terzo anniversario dell’iscrizione alla lista del patrimonio dell’Unesco del sito arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale, non ha voluto mancare l’appuntamento con qualche precisazione all’indirizzo dell’Unesco: “E’ rimasto tutto così come era – ha commentato Miccichè – l’Unesco non ha ancora fatto nulla. Ci dicano cosa intendono fare della spianata davanti Palazzo dei Normanni che per anni è stata adibita a parcheggio. Non so bene di chi siano le responsabilità visto che c’è un rimpallo tra Comune e Unesco. Potremmo farlo noi se ci dessero le autorizzazioni. Però è importante – ha proseguito Miccichè – che laddove ci sono siti Unesco vi siano tutte le carte in regola e che tutto venga percepito come qualcosa che funziona, altrimenti si rischia, specialmente in un periodo di populismo come questo, che tutto venga considerato come un carrozzone malfunzionante”.

Un rimprovero, una puntualizzazione, o soltanto un’evidenza rilevata nelle cose?

Il ‘brand’ Unesco porta di per sé a un aumento notevole di attività turistiche. E queste possono costituire una significativa risorsa per l’economia locale, purché vengano pianificate e organizzate nel rispetto dei principi del turismo sostenibile. Il lato della questione sollevata in questo caso, però appare diverso.

Se tutto non va per il meglio, è però il senso del pensiero di Miccichè, l’effetto boomerang è assicurato. Palermo Capitale della cultura 2018 è l’interfaccia ancora più di rilievo dell’anno in corso. Non è ancora tempo di bilanci, ma il dato, e anche i numeri alla fine, si preannunciano di tutto rispetto.

Tuttavia, con la sua ‘incursione’, Miccichè prova a  mettere il cappello su quello che va, ma anche su quello che può andare meglio. Un tentativo di riportare la palla nel campo avverso dopo che, con grande bravura, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando è riuscito ad anticipare da solista quasi tutti gli interlocutori sulla vicenda.

In tutt’Italia il sistema produttivo culturale messo insieme genera più di 92 miliardi di euro e muove nell’insieme, attivando altri settori economici, ben 255,5 miliardi, ovvero il 16,6 per cento del valore aggiunto nazionale.

La Sicilia che potrebbe fare di più con il suo brand e che trae ricchezza dal sistema dei Beni culturali si assesta al 4,2% per quanto riguarda l’indicatore che mette insieme l’incidenza complessiva delle attività culturali sul valore aggiunto e sull’occupazione. L’aumento che viene fatto registrare rispetto al 2016 e al 2017 è stimabile appena nell’1,7%.

Per quanto riguarda invece la quota totale della ricchezza totale calcolata come valore aggiunto generato proveniente dal sistema produttivo culturale e creativo, l’Isola arriva al 2,3%. In termini invece di occupazione la Sicilia si attesta a una percentuale del 2,4%.

Insomma va bene, ma potrebbe andare molto meglio.

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