“Le motivazione del Borsellino quater hanno avvalorato quanto sapevamo sui depistaggi cominciati a partire dal ’92. Io racconto fatti, mi riferisco a dati contenuti nelle carte processuali. Le mie non sono opinioni. I nomi non li faccio io, ma sono negli atti. Se la procura di Caltanissetta e i magistrati del tempo hanno fatto male, è giusto che rendano conto del loro operato”.
Così Fiammetta Borsellino all’uscita della Commissione regionale Antimafia che ha sentito la figlia del magistrato ucciso in via D’Amelio a Palermo il 29 luglio ’92.
L’audizione, cominciata alle 14 a Palazzo dei Normanni, si è conclusa alle 15.30. “Continueremo con martellanti richieste fino a quando la verità non verrà a galla“, ha aggiunto.
A convocare la figlia del magistrato Paolo Borsellino, ucciso 26 anni fa nella strage di via D’Amelio, è stato il presidente della Commissione dell’Ars, Claudio Fava, a seguito della sentenza del processo Borsellino Quater, che aveva definito via D’Amelio uno dei più grandi depistaggi giudiziari della storia della Repubblica Italiana.
“Ho cercato di chiarire tutte quelle che sono state le anomalie che hanno caratterizzato le indagini e i processi su via D’Amelio. E’ una cosa che faccio da tempo. Da parte mia e della mia famiglia non ci sono giudizi, ma un’analisi e un racconto dei fatti, fatti accertati processualmente. Non c’e’, quindi, alcuna questione personale”.
“Di fronte a tali gravi anomalie – ha detto sul finire dell’audizione – non si poteva stare zitti e non si poteva non chiedere delle spiegazioni“.
Poi Fiammetta Borsellino mira al bersaglio grosso e chiama in causa quello che fino ad allora era stato il convitato di pietra: lo Stato. “Vertici istituzionali e investigatori che hanno ordito il depistaggio sulla strage di via D’Amelio – incalza – hanno fatto male non solo a noi ma all’intero Paese perchè è stata offesa anche l’onorabilità della magistratura”.
Con queste parole la figlia del magistrato assassinato dalla mafia abbandona la sala dell’audizione, un’affermazione che potrebbe avere il sapore dell’anatema sulle labbra di chiunque altro ma non sulle sue. Sorella del confine tra stanchezza, mai scambiarla per rassegnazione, e l’indolenza di chi non ha ancora smesso di soffrire si congeda così.
Alla domanda se dopo le sue prese di posizione qualcuno degli interessati si fosse fatto sentire, Fiammetta Borsellino risponde di no. “All’inizio – non avevamo alcun sospetto su quello che stava accadendo. Avevamo contatti con gli inquirenti (i magistrati Tinebra, Petralia, Di Matteo) ma nessun sospetto. Poi, davanti agli atti, abbiamo capito”.
Prima dell’ingresso in Commissione Antimafia, Fiammetta Borsellino non aveva rilasciato dichiarazioni ai cronisti ma solo preannunciato che “Il contenuto di ciò che dirò è già desecretato perché sono le mie 13 domande che sono oggi pubblicate sul quotidiano ‘La Repubblica‘ “.