“L’audizione di oggi non è stato un atto dovuto ma una scelta di questa Commissione. Convocheremo non solo le persone nominate da Fiammetta Borsellino, ma anche altri”. Così il presidente della Commissione regionale Antimafia, Claudio Fava, in conferenza stampa, a Palazzo dei Normanni, a Palermo, a conclusione dell’audizione di Fiammetta Borsellino.
“E’ possibile – preannuncia – che chiederemo ai Servizi di avere dei documenti. Resta traccia di quello che è successo tra il ’92 e il ’94: si è assistito al più clamoroso depistaggio che la storia della Repubblica ricordi”.
“Non vogliamo sostituirci alla magistratura, ma la Commissione farà un’indagine politica su questa vicenda e da settembre faremo una serie di audizioni. Il depistaggio sulla strage di via D’Amelio non conosce precedenti nella storia di questo Paese, è un fatto unico. Qualcuno deve spiegarci il perché di tutto questo. Se ci sono risposte o silenzi da acquisire, lo faremo”.
“Il coinvolgimento di una cellula del Sisde nell’indagine su via D’Amelio, la delega concessa ai Servizi, è fuori dal mondo. Non siamo davanti a un abbaglio processuale ma ad una gestione investigativa che ha violato le regole. Chi ha chiesto e chi ha concesso tutto questo?”.
Senza tanti giri di parole, Fava torna a parlare di esponenti appartenenti ai vecchi servizi segreti italiani, il Sisde per l’appunto, e facendo da eco a Fiammetta Borsellino fa riferimento ad Arnaldo La Barbera: “L’aver affidato a lui le investigazioni, che era il capo della Squadra mobile di Palermo e contemporaneamente un uomo del Sisde, porta all’ipotesi che sia stata sottratta l’indagine a chi sarebbe arrivato a conclusioni diverse”.
Alla domanda sulla eventuale convocazione di politici da parte dell’Antimafia, Fava ha fatto il nome di Enzo Scotti “Ma non vorrei in questo momento compilare elenchi perché sarebbero parziali”.
“Ad ogni modo – conclude – chiederemo agli attuali responsabili dell’intelligence cosa è accaduto tra il ’92 e il ’94”. A distanza di tanti anni, dunque, sembra dilatarsi ancora una volta l’orizzonte temporale in cui, presumibilmente, si potrà scrivere la parola “fine” per una vicenda che ormai si può ascrivere alla categoria dei misteri italiani.