Il progresso della medicina passa per numerose scoperte che hanno rappresentato dei cambiamenti epocali nella conoscenza degli aspetti biologici e tecnologici applicati alla salute. Basti pensare alla scoperta della struttura del DNA nel 1953, dopo 84 anni dalla sua prima scoperta, da parte di James Watson e Francis Crick: un biologo statunitense di 23 anni e un fisico britannico di 35 che lavorano insieme nell’Università di Cambridge.
Non meno importante la scoperta nel 1922 della penicillina da parte di Alexander Fleming che ebbe il merito di soffrire di una sana curiosità e spirito di osservazione approfittando di una contaminazione fortuita di una piastra su cui crescevano batteri da parte di un fungo, il Penicillium notatum produttore della sostanza che sarebbe diventata un farmaco salva vite.
Ma quale ruolo ha la Radiologia e quindi le tecniche dell’imaging (termine che definisce tutte le tecniche diagnostiche basate sulle immagini) nella medicina moderna?
Massimo Midiri, ordinario di Radiologia dell’Università di Palermo e direttore del dipartimento di Scienze Radiologiche (AOUP Palermo) risponde: “La radiologia ha svolto un ruolo fondamentale nella medicina moderna. Lo testimoniano i numerosi premi Nobel conseguiti in questo settore e la percezione che ciascuno di noi ha della rilevanza sociale delle indagini radiologiche rispetto all’idea complessiva di salute. Dal momento che le scienze mediche continuano ad evolversi grazie alla tecnologia e che la radiologia riveste in questo progresso un ruolo centrale, i radiologi hanno l’opportunità di diventare parte integrante della medicina di precisione del futuro e concorrere a sviluppare un modello sanitario più efficiente, basato sulla qualità della diagnosi”.
E’ ovvio che col progredire della tecnologia i campi di applicazione stanno aumentando, “il campo della diagnostica per immagini spazia dalle applicazioni non invasive in ambito oncologico e cardiovascolare con finalità di diagnosi precoce e screening mediante Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica, fino a superare i confini della morfologia. Da un lato si sviluppano i dati quantitativi con i modelli matematici della radiomica e si analizzano gli spettri delle molecole biologiche, dall’altro si definiscono gli aspetti funzionali dei processi patologici” precisa ancora il professore Midiri e aggiunge “L’oncologia, ad esempio, potrà giovarsi di un imaging computazionale di precisione in grado di studiare in vivo i biomarcatori anche predittivi delle neoplasie, nonché svolgere un ruolo cruciale nella selezione del trattamento, nella valutazione della risposta e nel follow-up. L’imaging mirato ha il potenziale per determinare la dose biologicamente rilevante e selezionare il trattamento giusto sin dall’inizio, evitando dosi tossiche e relativi costi. D’altra parte, anche la radiologia interventistica può essere fondamentale per un’assistenza sanitaria incentrata sul paziente, riducendo al minimo i tempi di invasività e di recupero”.
E’ certo che il radiologo del futuro dovrà confrontarsi con le tematiche dell’intelligenza artificiale e della realtà virtuale ma non dobbiamo dimenticare il ruolo della clinica e del clinico. Probabilmente dobbiamo ritornare ad un utilizzo ragionato delle tecniche di imaging a partire dal più corretto ragionamento clinico. Bisogna partire dalla persona, dai sintomi e dai segni per far fruttare al meglio i progressi della medicina in campo radiologico e lo specialista necessita delle indicazioni del clinico per poter focalizzare meglio su ciò che si cerca e dare il meglio di ciò che offre la tecnologia in questo settore.
Anche il recente caso della donna affetta da aneurisma dissecante dell’aorta con segni non tipici parte dalla clinica ma si serve delle tecniche di imaging per fare una diagnosi e quindi decidere il miglior percorso. Domenico Messana, direttore della Radiologia dell’ospedale Civico di Palermo ci ricorda che “certamente il ruolo del clinico è indispensabile per una richiesta appropriata di esami radiologici; assistiamo troppo spesso ad un eccesso di richieste a volte figlie di una medicina difensiva. Dobbiamo pensare che le indagini come la TAC sono utilissime ma il rischio legato all’esposizione alle radiazioni deve essere controbilanciato dall’appropriatezza della richiesta che rende indispensabile l’esame stesso”, e ancora ricorda “il caso che ha permesso di diagnosticare una condizione gravissima con una presentazione sintomatologica non tipica di qualche settimana fa, grazie all’equipe della Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’Ospedale Civico, è un esempio in cui la piena collaborazione tra clinici e radiologi ha permesso una diagnosi complessa di aneurisma dissecante dell’aorta toracica e addominale con presentazione atipica in tempi ottimali”.
Il dottore Messana sottolinea l’importanza dell’appropriatezza diagnostica per non sprecare risorse, non intasare servizi e sottoporre i pazienti a dosi di radiazioni giustificate dal giusto bisogno diagnostico e il caso clinico ricordato ha visto nella collaborazione tra neurologi (i sintomi d’esordio erano neurologici), internisti, radiologi e chirurghi vascolari il fattore vincente; come non ricordare la piena disponibilità della direzione sanitaria del Policlinico di Palermo e la grande professionalità del cardiochirurgo Vincenzo Argano e della sua equipe che hanno permesso il raggiungimento pieno dell’obiettivo che per tutti noi medici è dare la giusta risposta al bisogno di salute della persona.
I temi sono tutti molto importanti e la radiologia rappresenta una branca specialistica in grande evoluzione in cui le nuove tecnologie ci riserveranno importanti sorprese per garantire una medicina sempre più vicina al bisogno di salute del singolo paziente.
Il professore Midiri ci regala una conclusione da maestro “la radiologia non può farcela da sola: occorre, infatti, una competente collaborazione con gli altri colleghi specialisti al fine di indirizzare il paziente all’indagine diagnostica più appropriata, evitando gli sprechi e accelerando il management dei pazienti. Le nuove generazioni di radiologi dovranno confrontarsi con questa condizione per governare i flussi di lavoro e decongestionare le aree di emergenza da inutili e pericolose sovrapposizioni diagnostiche”.
Queste parole devono far riflettere clinici, radiologi e soprattutto i decisori che sono i veri responsabili del destino delle organizzazioni e della sopravvivenza del nostro sistema sanitario!
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