“Negli ultimi due anni e mezzo – a seguito delle linee di indirizzo tracciate dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato – sono stati sequestrati 743 milioni di euro grazie ad oltre 100 proposte formulate dai Questori, di cui quasi la metà presentate congiuntamente ai Procuratori della Repubblica; queste hanno riguardato settori particolarmente complessi sul piano della gestione d’impresa fra cui – a titolo esemplificativo – il ciclo dello smaltimento dei rifiuti, i trasporti, la distribuzione carburanti, l’allevamento, i servizi di assistenza alle persone, il settore alimentare, la diportistica nautica, i giochi e le scommesse online e la grande distribuzione”.
Lo ha detto il direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, prefetto Francesco Messina, partecipando all’evento “Misure di prevenzione patrimoniali: dal sequestro alla destinazione dei beni confiscati. Criticità, prospettive e buone pratiche”, organizzato dalla fondazione YMCA Italia.
Alla tavola rotonda – coordinata dalla professoressa Daniela Mainenti – sono intervenuti “addetti ai lavori” chiamati a fare il punto sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (di tipo mafioso e non solo), la cui crescente entità impone una riconsiderazione dell’istituto dell’amministrazione giudiziaria, oggi sempre più frequentemente chiamata a gestire aziende oggetto di sequestro, anche delocalizzate, attive in settori che richiedono specializzate competenze gestionali.
“La gestione di una simile quantità eterogenea di beni – secondo Messina – fin dalle prime fasi del procedimento di prevenzione dev’essere mirata a scongiurare qualsivoglia riflesso negativo, ad esempio sul piano sociale e occupazionale, che potrebbe mettere in crisi un sistema che invece risulta vincente sia sotto il profilo del contrasto militare che per l’efficacia delle ablazioni patrimoniale nei confronti delle organizzazioni criminali strutturate”.