Ogni città ha vizi e virtù, bellezze e stranezze, e il capoluogo siciliano non è da meno. Palermo, capitale italiana della cultura, è da sempre una città che si distingue per le sua arte, le sue tradizioni, la sua enogastronomia, e, perché no, anche per le sue “strane” strade. Passanti o abitanti, passeggiando per le vie del centro o nei suoi dintorni, si saranno ritrovati almeno una volta in un vicolo o in una piazza dal nome curioso o eccentrico, la cui origine non sempre è nota.
È il caso di piazza delle Galline (oggi conosciuta anche come Piazza Monsignore Rocco Mormino), via della Provvidenza, via Giusto lo dico o ancora piazza della Serenità, nelle vicinanze dell’Addaura.
Andando verso il centro storico, chiunque potrebbe imbattersi nella bizzarra via delle Sedie Volanti, che va dalla via Spirito Santo fino a piazza Beati Paoli; voci di strada raccontano che le sedie volanti non erano altro che portantine usate dagli aristocratici per i brevi spostamenti e che venivano costruite proprio lungo questa via. Tali sedie venivano portate a spalla dai servitori ed erano riccamente addobbate in relazione al grado e all’importanza del personaggio. Inoltre, a Palermo, sono diverse le vie il cui nome è un evidente richiamo agli articoli prodotti o al mestiere degli artigiani che possedevano le botteghe sulla strada stessa, come ad esempio via Chiavettieri e via Biscottari.
Tornando sulle strade dai nomi strani, degno di nota è il vicolo Pisciacannone, cambiato successivamente in Pesacannone, la cui origine è strettamente legata all’impresa leggendaria di un certo Nunzio Crapa, venditore ambulante del XVIII secolo; pare che dinnanzi a un cannone carico, ai tempi di una rivolta popolare, quest’ultimo si calò le braghe indirizzando un forte getto urinario verso il cannone, allagando le polveri e scongiurando il colpo, e quindi gravi conseguenze.
Si trova nei pressi del fiume Oreto e del corso dei Mille la popolare viale dei Picciotti, che deve la sua denominazione ai celebri Picciotti (ovvero ragazzi, nel dialetto locale) che costituirono l’armata antiborbonica durante lo sbarco dei garibaldini nel 1860, e la cui partecipazione fu di vitale importanza strategica.
All’appello rispondono infine anche il Cortile del nonno e il Cortile della canna, dall’origine ignota e tuttavia “visibili” solo su cartine geografiche, ma non per questo non meritevoli di menzione.