L’ottimismo che si voleva far passare per sano realismo in salsa forzista di Sicilia di Gianfranco Micciché: ” la Lega in questo momento non mi preoccupa per niente” rischia di rimanere in vacanza anche dopo la pausa estiva di agosto. Dappertutto infatti è un fiorire di adesioni, mini-gruppi, endorsement, e slanci bipartisan sul carro del vincitore della Lega di Matteo Salvini.
Il centrodestra in Sicilia, è bene chiarirlo subito, è ancora quello che è uscito vittorioso dalle urne di novembre che hanno portato a Palazzo d’Orleans Nello Musumeci. La proiezione però è del tutto cambiata. Non è sfuggito a nessuno l’asse catanese che Salvini ha voluto rendere chiaro e visibile con la visita anche fuori dai contorni istituzionali al sindaco di Catania Salvo Pogliese, inguaiato dai conti del Comune che ha trovato in eredità.
Pogliese, pur senza volerci mettere molto di suo, punta a diventare un leader riconoscibile nella coalizione siciliana al pari di Nello Musumeci che, abbondantemente preso dall’attività di governo, non ha fatto mistero di voler fare della politica attiva e militante un’attività se non di minor impegno, quanto meno complementare a quella che svolge. Salvini che nei confronti del governatore ha sempr mostrato grande apprezzamento, non aspetterà dunque all’infinito, riservandosi però anche la carta dell’interlocuzione con le rispettive postazioni di prestigio, a partire da palazzo d’Orleans.
L’opera dunque di Micciché diventa ancora più complessa da portare avanti. Il commissario di FI in Sicilia, che ha scongiurato scissioni e insubordinazioni, vuol rendere più visibile possibile il profilo della partecipazione forzista all’esperienza di governo con Musumeci. Aver messo Marcello Caruso alla guida della Sas è solo un tassello.
Quali potranno essere allora le altre mosse da piazzare per non perdere terreno?
Forza Italia rischia di rimanere il partito dei deputati dell’Ars, un pò come nel caso del Pd, prima coincidenza, in cui l’organizzazione del partito si rivede per lo più nella visibilità dei deputati regionali. Nei territori, nelle province, all’interno degli enti locali, Salvini lancia un’offerta, praticamente da fermo, senza dovere mettere in campo insidiose strategie.
Come il Pd, in secondo luogo, in Sicilia gli azzurri attendono la successione dei vertici nazionali per ribaltare anche nell’Isola schemi e guerre di posizione.
Anche in Sicilia comunque, nonostante queste premesse da tre indizi (in questo caso due) e una prova, Pd e FI sono destinati a restare abbondantemente a ridosso della propria solitudine. L’unica cosa che li potrà avvicinare è un improbabile cambio di scenario all’Ars con maggioranze gialloverdi estese a Sala d’Ercole. Un’ipotesi che Musumeci oggi pare non volere in alcun modo intraprendere.