Nella città tirata a lucido per la visita del Papa, chi non ne beneficia è il suo Padre, il Genio, umiliato e sfregiato, nonostante sia uno dei principali simboli di Palermo.
Lo scatto è di adesso, del 13 settembre, e non ci sarebbe nulla da aggiungere: da un lato c’è la Palermo che si rifà il look mettendo la polvere (e la munnizza) sotto il tappeto e dall’altro, l’incuria e il disamore. Ma in questo caso l’immondizia non viene nemmeno nascosta: è lì, in piazza del Garraffo, nel cuore della Vucciria, a fare da squallida e quotidiana cornice alla statua del Genio realizzata nel 1483 da Pietro de Bonitate. Una delle più antiche e una delle più maltrattate in questa Palermo a cui del Nume tutelare della Città non frega niente quasi a nessuno. Non sicuramente, a chi ha il dovere di tutelare e promuovere questo meraviglioso simbolo di identità palermitana.
Non basta certo realizzare mostre sul Genio o istituire una “ricorrenza” a Lui dedicata ogni anno il 12 gennaio. Parlano i fatti. Parla il nulla di chi potrebbe e non fa.
L’immondizia a pochi centimetri dalla scultura racconta la triste verità di questo luogo. Nonostante un complesso restauro della statua venne completato nel 2013, l’edificio in cui è incastonata è malandato, la parete in cui è ospitata è scarabocchiata da pseudo graffiti e, dulcis in fundo, a completare il quadretto del degrado c’è un’auto posteggiata proprio davanti alla statua. Qui non c’è mai stato alcun divieto di sosta.
Un monumento che non è valorizzato, per il quale non vi è alcuna manutenzione e che viene semplicemente trascurato. Questa è la quotidianità del Genio del Garraffo. Eppure, come abbiamo scritto anche in un altro nostro articolo sul blog culturale Nuove Verrine, il Genio di Palermo potrebbe e dovrebbe essere un brand turistico e culturale per la città, oltre che l’occasione per un riscatto sociale che affermi l’identità palermitana, ormai mortificata anch’essa da politiche ottuse e farcite di slogan. Diciamocela tutta: politiche che raccontano di una Palermo che fa di Manifesta il proprio biglietto da visita, ma che dimenticano e trascurano la propria storia e la propria essenza, sono politiche fallimentari. Sono lo specchio di una città che scambia un clamoroso bluff per la propria ragion d’essere.
I figli e le figlie di Palermo, i figli e le figlie del Genio che è il nostro Protettore insieme a Rosalia e alle altre Sante, si indignino una volta per tutte e facciano di questo Sacro Nume la propria bandiera da sventolare al mondo e all’incultura che regna sovrana. Viva Palermu lu Granni, viva il nostro Genio.