Nulla di fatto sulle nomine del “board” della società di riscossione nell’Isola.
Dalla commissione Affari istituzionali dell’Ars infatti ieri è giunto il parere negativo alla nomina di due dei tre componenti del Cda, Massimo Mario Giaconia e Gaetana Palermo. Vito Branca ottiene il via libera, ma per effetto della melina, perfettamente riuscita da parte delle opposizioni, che fanno con onestà solo il loro mestiere, l’insediamento del presidente è di fatto “congelato”.
Che si tratti di incompatibilità di fatto o di criterio di opportunità, (i due rinviati con voto negativo sono amministratori locali nei comuni di appartenenza) il fatto è che la maggioranza del centrodestra continua a non battere un colpo.
Ieri il Pd ha convocato all’Ars una conferenza stampa per rimarcare lo stallo della coalizione che sostiene Musumeci. Nel caso in questione, la situazione di “stand by” svaria dall’increscioso al preoccupante.
Il dossier delle società partecipate, dalla liquidata Sviluppo Italia Sicilia, a Sicilia Digitale, da Ast a Riscossione, somiglia sempre più a un campo minato. Da qualche parte ci può scappare l’insidia nascosta. Intendiamoci, non che la questione sia addebitabile all’esecutivo in carica per quanto riguarda il passato dai mille problemi. Ma certamente, negli ultimi otto mesi, per quanto pochi possano essere in assoluto, il centrodestra ne ha l’intera responsabilità di fronte a lavoratori e utenti.
Dovrebbe essere questa la molla pronta a fare scattare “l’allert” rispetto a una potenziale deflagrazione ancora più consistente. Riscossione Sicilia, al pari delle altre, è stata una partecipata utile e comoda per la politica siciliana quanto meno negli ultimi 20 anni. Un contenitore dove parcheggiare, collocare e sistemare, quanto di più ampio e variegato serviva. Adesso è il tempo di assumersi delle responsabilità. Nella Sicilia 2.0 nell’Italia grillo-leghista che avanza di giorno in giorno nessuno è più disposto a credere che quando l’arrosto brucia la colpa sia della pentola.