Da Taormina a Roma la questione Naspi potrebbe presto arrivare in Parlamento e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali scrive intanto alla Fisascat Cisl per comunicare l’avvio di un approfondimento della situazione sulla “Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego” ormai diventata un autentico incubo per i lavoratori stagionali del turismo.
In Sicilia, nel messinese, la vicenda interessa da vicino circa 12 mila persone che operano nel comparto turismo, commercio e servizi, a Taormina e nei centri dell’hinterland ionico-alcantarino. “In riferimento alla problematica dei lavoratori stagionali e del relativo godimento della Naspi – fa sapere l’Ufficio legislativo di Montecitorio – le problematiche segnalate saranno quanto prima oggetto di opportuna valutazione”.
Si va verso un inverno lungo e difficile per le famiglie dei lavoratori stagionali, che potranno contare nella maggior parte dei casi soltanto sull’erogazione di 3 mensilità Naspi, pari al lavoro effettuato nella recente stagione turistica, e con quelle somme dovranno sopravvivere sino almeno al periodo di marzo-aprile.
“Auspichiamo possano arrivare risposte immediate – commenta il segretario regionale aggiunto della Fisascat Cisl, Pancrazio Di Leo -. Per tanti lavoratori incombe un inverno drammatico. I lavoratori soggetti a licenziamento involontario (per mancanza di lavoro), oggi percepiscono un indennità pari al 50% del periodo lavorativo effettuato dell’anno in corso e ad esempio chi ha lavorato sei mesi avrà diritto a 3 mesi di indennità; e 2 mesi equivalgono a un mese di indennità poiché non potranno più contare sui residui degli anni precedenti. I lavoratori a fine anno, insomma, rimarranno senza indennità e senza possibilità di lavoro“.
“Tanti lavoratori e altrettante famiglie – continua Di Leo – dovranno attendere la prossima stagione per poter percepire un nuovo stipendio che potrà coincidere per i più fortunati con il mese di marzo o aprile e per i meno maggio giugno luglio anche con contratti di due mesi rinnovabili ogni due mesi per il periodo della stagione. La stagione nel comprensorio quasi sempre coincide con marzo-ottobre come da accordi territoriali, ma i contratti dei lavoratori ultimamente no e vengono spezzettati e con continue proroghe. I lavoratori chiedono innanzitutto il lavoro, ma in assenza un indennità necessaria per poter sopravvivere con le proprie famiglie e non morire di fame”.
Nei giorni in cui si parla tanto del reddito di cittadinanza, il problema rimarcato dal sindacato è quello del rischio povertà per i lavoratori stagionali, uno spettro che preoccupa le famiglie degli stagionali. Un’emergenza vera sulla quale si chiede al Governo un intervento risolutivo.