“Forse ce la faremo a salvare Messina dalla dichiarazione di dissesto finanziario”. Lo annuncia il sindaco di Messina, Cateno De Luca a conclusione del lungo confronto avuto a Roma, al Ministero degli Interni sulla situazione economica della Città dello Stretto.
“Siamo riusciti a rappresentare ai dirigenti della sezione finanze locali del Ministero degli Interni – afferma De Luca a commento della riunione avuta al Viminale – la bontà del nostro progetto di rimodulazione e riformulazione del piano di riequilibrio finanziario. La massa debitoria, compreso i debiti al 31/12/2013 non inclusi nel precedete piano e quelli dal 2014 in poi, ammonta a circa 500 milioni di euro. Ci è stato ribadito che per quanto di loro competenza nulla osta all’inserimento dei nuovi debiti (dal 2014 in poi) per circa 38 milioni di euro, essendo di competenza della Corte dei Conti della Sicilia la valutazione conclusiva della complessiva credibilità del piano di riequilibrio. Ci è stato consigliato, anche in considerazione che l’attuale piano non ha generato gli accantonamenti previsti (circa 89 milioni) ma ne ha generato solo 37 milioni di euro, di avviare una interlocuzione preventiva con la Corte dei Conti per avere un quadro di condivisione o non condivisone dell’inserimento nella nuova massa debitoria in quella già censita dal vigente piano di riequilibrio”.
“In definitiva – continua De Luca – tutto dipenderà dalla credibilità e sostenibilità delle azioni che proporremo per finanziare il piano di riequilibrio al fine di ottenere accantonanti annuali per i prossimi quindici anni per circa 18 milioni di euro per la complessiva somma di circa 270 milioni di euro che vanno individuati con il “Salva Messina” Ci è stato suggerito di approvare in Consiglio comunale il provvedimento finale non oltre il 20 novembre in considerazione degli allegati allo stesso piano che dovranno essere trasmessi in versione digitale entro il 23 novembre”.
De Luca si sofferma quindi sui debiti dell’Atm: “Nel “Salva Messina” avevamo preventivato la necessità di tagliare i costi correnti per almeno 10 milioni di euro e recuperare la medesima cifra sul fronte della lotta all’evasione: non ci eravamo sbagliati. I debiti Atm al 31 dicembre 2013 sono saliti da 32 a 51 milioni di euro mentre i nuovi debiti Atm prodotti da 2014 in poi sono circa 30 milioni di euro. Quindi l’azienda ha debiti complessivi per oltre 81 milioni di euro non coperti da crediti e da fondo rischi. Gli altri debiti generati dal 2014 in poi dal sistema delle partecipate ammontano ad oltre 10 milioni di euro ma ancora manca il dato definitivo di Messina Ambiente che potrebbe peggiorare questo risultato per altri 5 milioni di euro. Mercoledì notte avremo il conto debitoria finale non incluso nel concordato preventivo”.
E arriva anche l’affondo di De Luca contro Accorinti, l’ennesima bordata all’ex primo cittadino: “Sarebbe stato meglio che il piano di riequilibrio della Giunta Accorinti non fosse mai esistito. Dalle risultanze del monitoraggio cumulativo effettuato sul piano di riequilibrio finanziario della Giunta Accorinti, infatti, emerge che per circa il 60% si è dimostrato fallimentare già nei primi quattro anni di applicazione (2014 – 2017). Su 89 milioni di accantonanti che dovevano essere effettuati abbiamo trovato nel cassetto solo 37 milioni perché 15 milioni non sono stati accantonati perché le azioni erano farlocche, mentre altri 37 milioni di euro sono stati usati per finanziare il bilancio corrente. Il piano di riequilibrio finanziario non era compatibile con la rigidità dei bilanci del comune di Messina: allora o era farlocco il piano – ipotesi verosimile – o erano farlocchi i bilanci del Comune. Oggi abbiamo dovuto vincere l’alea di leggerezza dell’essere che ombreggia sul Comune di Messina a causa della non fondatezza del piano di riequilibrio che non è stato mai esaminato dalla commissione ministeriale perché carente di tanti supporti documentali che hanno generato una istruttoria lunga ed a rate. Abbiamo chiarito e dimostrato che noi siamo di tutt’altra pasta e presenteremo il piano completo di tutta la documentazione necessaria“.
“Infine – conclude De Luca -, abbiamo scoperto che alla Cassa Depositi e Prestiti ci sono circa 28 milioni di euro fermi. Si parla di mutui già erogati ma fermi nel cassetto del Comune di Messina. Circa 17 milioni sono fermi da circa 20 anni per realizzare il nuovo Palazzo di Giustizia e ce ne stiamo occupando definitivamente. Circa 2 milioni di euro riguardano la messa in sicurezza delle scuole che forse si sono persi perché andavano spesi entro il 2016 e ciò non è avvenuto. Circa 9 milioni di euro sono somme che potranno essere riprogrammate e spese per realizzare opere pubbliche; circa 2 milioni concessi per costituire il capitale sociale di una società di riscossione nei fatti mai costituita, però paghiamo il mutuo. Abbiamo anche discusso dei prestiti per debiti fuori bilancio generati da sentenze per espropri e dei prestiti per investimenti per realizzare infrastrutture destinate all’abbattimento dei costi correnti di gestione“.