Leggendo i libri scolastici di Storia, spesso si ha la sensazione che quando un territorio, una regione, un paese, subisce una nuova dominazione, il passaggio da una civiltà ad un’altra sia immediato. Sembra quasi che il giorno successivo alla conquista, la cultura, gli usi e i costumi della dominazione precedente scompaiano di punto in bianco. Ovviamente non è così, l’arrivo di un nuovo dominatore è sempre un fatto sconvolgente per il tessuto socio-culturale-economico di qualsiasi popolazione assoggettata. Ed è quasi fisiologico che nascano forme di opposizione o di resistenza nei confronti della cultura imposta dal conquistatore. La Sicilia non sfugge a queste dinamiche che in generale hanno regolato e continuano a regolare il flusso della Storia. Tra i tanti scontri di civiltà che hanno coinvolto l’Isola nel corso dei secoli, sicuramente quello tra Bizantini e Musulmani è di assoluta rilevanza.
L’arrivo dei musulmani fu tutto tranne che un evento dolce. Essi sbarcarono a capo Granitola, una località nei pressi di Mazara del Vallo, il 17 Giugno dell’827, provenendo dalla Tunisia. Dopo la conquista di Lilybeo, ribattezzata Marsala, cioè “Porto di Allah”, le truppe saracene utilizzeranno i due porti conquistati come avamposti per poter procedere con la conquista della parte occidentale dell’Isola, a tal fine saranno necessari circa dieci anni per piegarne la resistenza: Palermo cadrà nell’831, avendo resistito strenuamente per quasi un anno. Entro l’841 tutta la Sicilia occidentale fu sotto il controllo islamico. Successivamente ebbero inizio le operazioni militari sul fronte orientale dove tra i primi obiettivi vi fu Messina, attaccata soprattutto dal mare, che si arrese nell’843. Fondamentale per ottenere il controllo sull’Isola fu la conquista di Siracusa. La città subì un terribile assedio, durato all’incirca otto mesi, infatti i musulmani avevano soffocato il centro abitato grazie al blocco navale e gli abitanti furono costretti a cibarsi di cani e gatti; quando la situazione divenne ancora più tragica ci s’iniziò a cibarsi delle carni dei morti, tutto ciò naturalmente provocò lo scoppio di diverse epidemie.
Sull’assedio di Siracusa, un monaco di nome Teodosio scrisse che le persone furono addirittura costrette a mangiare erbe e ridurre le ossa degli animali in farina, usata poi per la panificazione: insomma, uno scenario apocalittico. Siracusa sarà espugnata il 21 Maggio dell’879 e i saraceni agirono senza alcuna pietà: quattromila siracusani vennero legati e poi sterminati in modo barbaro; invece il resto della popolazione fu ridotta in schiavitù, una parte della quale sarà imprigionata (come il monaco Teodosio e il vescovo Teodoro). Taormina sarà invece conquistata nel 902, oltretutto il vescovo San Procopio, essendosi fermamente rifiutato di convertirsi all’Islam verrà massacrato senza ritegno. Gli ultimi focolai di resistenza bizantina furono eliminati del tutto intorno al 964. Dunque, i musulmani ebbero un atteggiamento di grande ostilità nei confronti dei cristiani dell’isola.
È interessante sottolineare che in Sicilia non era osservato il rito latino-cattolico bensì quello greco-ortodosso, ovviamente non a caso: infatti circa tre secoli di dominazione bizantina avevano lasciato un segno culturale indelebile che si poteva riscontrare anche nell’ambito religioso. In sostanza i cristiani di Sicilia erano soprattutto cristiani ortodossi, legati al Patriarca e alla Chiesa di Costantinopoli, non al vescovo e alla Chiesa di Roma. Una realtà che persisterà per tanti secoli, tanto è vero che gli sforzi dei musulmani di sradicare la fede di Cristo dalla Sicilia saranno in parte fallimentari, riuscendoci solo parzialmente. Infatti molti abbracciarono l’Islam perché costretti o per paura di morire ma tantissimi saranno coloro che si rifiuteranno di convertirsi, una parte dei quali andrà incontro al martirio. Anche se gli Arabi abolirono le diocesi, anche se le chiese furono trasformate in moschee – pensiamo per esempio a Palermo che all’epoca aveva 300mila abitanti e arrivò a contare ben 300 moschee – il Cristianesimo, soprattutto ortodosso, riuscì ugualmente a sopravvivere. Non è un caso che la Sicilia fu percepita come “Oriente” dall’Europa occidentale cristiana per molti secoli.
Anche i sovrani normanni, in ottimi rapporti con la Chiesa di Roma, cercheranno di latinizzare il più possibile una Chiesa isolana che faticava ad abbandonare il rito ortodosso. Una terra, la Sicilia, che già nell’Alto Medioevo era abituata agli incontri e agli scontri di civiltà.