Che fine ha fatto la stabilizzazione dei 2.008 lavoratori ex Pip del bacino Emergenza Palermo? Se lo chiedono tutti, non solo i diretti interessati, ma anche i sindacati che da settimane chiedono alle forze politiche di convocare una seduta della Commissione bilancio, per comprendere i motivi di una situazione di stallo che si trascina ormai da tempo. Sono passati, infatti, più di 7 mesi da quando l’Assemblea regionale ha votato il provvedimento nell’ambito della finanziaria dell’aprile scorso, senza che sia cambiato nulla.
“Siamo in attesa della convocazione che ha massimo carattere di urgenza, i tempi ormai sono strettissimi per cui metteremo in campo qualsiasi azione che ponga fine a questa incresciosa e singolare vertenza che la mala politica porta avanti con i meccanismi di sempre. Gli Ex Pip sono dei lavoratori dipendenti a tutti gli effetti, l’unico obiettivo del Governo Regionale deve essere trovare la definitiva soluzione che gli restituisca diritti e dignità”, dice Laura Di Martino della Filcams Cgil Palermo.
Eppure la legge stabilisce termini perentori: entro 60 giorni dalla sua entrata in vigore i lavoratori avrebbero dovuto comunicare all’Assessorato al lavoro la propria scelta, ovvero se rimanere nel bacino, mantenendo le condizioni attuali, o passare alla Resais, con un contratto a tempo indeterminato. Una procedura fondamentale per avere contezza non tanto del numero di adesioni, che verosimilmente sarà totale, ma soprattutto per determinare la quantità di risorse necessarie per l’attivazione dei contratti, alla luce della loro condizione familiare (parenti a carico, situazione reddituale e patrimoniale ecc.). Da questa dipende il pagamento di una serie di voci accessorie dello stipendio, come ad esempio la determinazione degli assegni familiari erogati dall’Inps, ma anticipati dal datore di lavoro.
Oggi quei 60 giorni sono abbondantemente scaduti, mentre si avvicina il primo gennaio 2019, giorno a partire dal quale la norma prevede l’assunzione in Resais. Ad avere rallentato il normale decorso dell’iter è sicuramente l’impugnativa della legge da parte del governo nazionale, per vizi di legittimità, e la preoccupazione per una possibile sentenza sfavorevole della Corte costituzionale. Un’eventualità che si ritorcerebbe contro i lavoratori stessi, poichè i nuovi contratti sarebbero nulli.
Per Mimma Calabrò, della Fisascat Cisl Sicilia, “bisogna, da un lato, applicare la legge per sanare una situazione di precarietà che dura da 18 anni e, dall’altro, trovare una soluzione al problema. Questi lavoratori svolgono mansioni fondamentali per il funzionamento di molti uffici pubblici e l’erogazione di prestazioni e servizi all’utenza. La loro stabilizzazione è un atto di giustizia”. Sulla stessa lunghezza d’onda Mimmo Russo, storico leader dei Pip, secondo cui “la Regione deve procedere alle assunzioni”. Russo, inoltre, non si dice preoccupato per il giudizio atteso dei giudici, “perchè la politica ha comunque la facoltà di porre rimedio al problema, come è già successo in passato”.