Sono 130 le specie marine tra cui uccelli, delfini, tartarughe, squali e razze minacciate dalla cattura accidentale (bycatch) che si può verificare durante le operazioni di pesca professionale e ogni anno in Europa 200mila uccelli marini sono vittime di questo impatto.
Lo rileva la Lipu-BirdLife Italia che per ridurre il bycatch lancia oggi la campagna #stopbycatch che prevede, si legge in una nota, “una raccolta dati su questo fenomeno” e chiede “l’applicazione di misure di mitigazione che riducano, o azzerino, le catture accidentali”.
La campagna, avviata nell’ambito del progetto internazionale “Medbycatch – Understanding mediterranean multi-taxa bycatch of vulnerable species and testing mitigation“, finanziato dalla Fondazione Mava e coordinato da BirdLife Europe & Central Asia, coinvolge cinque Paesi affacciati sul Mediterraneo: oltre l’Italia, ci sono il Marocco, la Tunisia, la Turchia e la Croazia.
Un progetto di cui la Lipu, insieme a Wwf Italia, è partner italiano.
Tra le specie più a rischio bycatch, spiega la Lipu, ci sono uccelli marini, delfini, la tartaruga marina Caretta caretta e alcune specie di squali e razze, e numerose specie di coralli e di spugne. Nel caso degli uccelli, le specie più minacciate dagli attrezzi da pesca (dagli ami alle reti) sono la berta maggiore, la berta minore, il gabbiano corso e il marangone dal ciuffo.
Di grande importanza, spiega la Lipu, sono alcune soluzioni tecniche per ridurre il bycatch da alcuni tipi di amo, ad apposite funi “scaccia uccelli” a modifiche delle reti a strascico.
“La necessità di ridurre il bycatch è da tempo ampiamente riconosciuta – spiega Giorgia Gaibani, responsabile Difesa del territorio e Natura 2000 della Lipu-BirdLife Italia – tanto che l’Unione europea ha emanato diverse misure e regolamenti, dalla Direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino del 2008, al Piano d’azione per ridurre le catture accidentali di uccelli marini nella pesca del 2012, fino alla Strategia Ue sulla biodiversità per il 2030, che prevede l’eliminazione, o la riduzione ai livelli minimi, delle catture accidentali. Purtroppo, però – conclude Gaibani – gli obiettivi sono ben lontani dall’essere raggiunti”.