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Sono arrabbiati e determinati i lavoratori ex Pip del bacino “Emergenza Palermo” in corteo questa mattina verso l’Assemblea regionale siciliana. Dalla politica vogliono risposte concrete sulla loro stabilizzazione. Sulla procedura, infatti, pende il giudizio di legittimità della Corte Costituzionale.
“Noi chiediamo che venga attuato quanto scritto nell’articolo 64 della finanziaria regionale, che prevede il transito nelle società regionali, esattamente la Resais. Vogliamo un contratto, così come previsto a tempo indeterminato”, ha detto Mimmo Russo, consigliere comunale a Palermo e coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia, che oggi era alla testa del corteo.
“Non rientreremo sui posti di lavoro – ha proseguito – fino a quando non sarà mandato l’elenco dei Pip alla Resais. Indietro non torniamo”. Inoltre, chiedono garanzie anche sul pagamento dell’indennità di novembre. “Speriamo che domani approvino la variazione di bilancio per permettere a questi lavoratori di fare un santo Natale”. All’appello, infatti, mancano circa 5 milioni di euro.
Sulla vertenza è intervenuta anche la parlamentare regionale Marianna Caronia. “I Pip siciliani – ha dichiarato – rischiano di essere i nuovi ‘esodati’ a causa della situazione di incertezza normativa che si è creata dopo che il Governo nazionale ha sostenuto la incostituzionalità della legge regionale che prevede il transito in Resais. Mi aspetto da parte dell’Aula e del Governo il pieno sostegno a questa iniziativa perché la Sicilia e gli enti locali non possono permettersi né l’interruzione dei servizi svolti dai PIP né una nuova fonte di emergenza sociale”.
Proprio per evitare questo rischio ieri all’Ars è stato sostenuto un emendamento al testo della legge sulle
variazioni di bilancio che permetterà di garantire comunque ai suddetti lavoratori la permanenza nel bacino dell’ex emergenza Palermo e quindi una garanzia di reddito.
In altre parole, i Pip che in questi giorni stanno chiedendo il transito in Resais, avranno la garanzia della possibilità di rientro nel bacino dell’ex emergenza, nel caso in cui la Corte Costituzionale dovesse stabilire la nullità della norma che appunto aveva permesso il passaggio nel bacino regionale.