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Quando si parla di malattie cardiovascolari si intendono tutte quelle patologie che colpiscono il cuore e/o i vasi sanguigni e in Italia sono la prima causa di morte con circa 250 mila decessi l’anno. Questa definizione fa rientrare nella categoria qualsiasi processo insano a carico del sistema cardiovascolare (cardiopatie).
Ad approfondire l’argomento è intervenuto il direttore dell’UTIC di Cardiologia ed Emodinamica del San Giovanni Di Dio di Agrigento, Giuseppe Caramanno: “Per quanto riguarda il cuore possiamo parlare di cardiopatia ischemica cronica o cardiopatia ischemica acuta, dal greco isch-: riduzione, -emia: sangue), ed è la totale o parziale assenza di afflusso di sangue in un organo. Nel caso di malattia cronica, quando questa placca va ad ostruire il 70/80% delle arterie, si riduce l’afflusso anche di ossigeno. Questo significa che se un individuo fa uno sforzo fisico, arrivato ad un certo livello inizia ad avvertire dolore toracico e quando si ferma il dolore cessa“.
La conicità della malattia la rende stabile e quindi gestibile: ” La condizione cronica è stabile e noi possiamo gestirla nel miglior modo attraverso dei farmaci oppure con l’angioplastica“, continua il direttore dell’UTIC.
Per la cardiopatia ischemica acuta: “Il prototipo è rappresentato dall’infarto miocardico acuto ed è dovuto alla rottura della placca, innescando così il meccanismo di coagulazione che, in questo caso, arresterà l’afflusso di sangue“, afferma Caramanno. L’obiettivo primario in questo caso è intervenire subito: “La zona sottesa all’arresto di flusso, senza un intervento immediato, va incontro a morte, vediamo ad esempio l’infarto“, approfondisce.
Il cuore però non è il solo che può vivere una situazione del genere, infatti, anche le arterie del circolo cerebrale si possono ostruire causando ictus come anche gli arti inferiori. “È fondamentale fare sia prevenzione primaria che secondaria – aggiunge Caramanno – In quella primaria l’obiettivo è evitare che l’ictus non vada a colpire individui a rischio, mentre secondaria intendiamo il far in modo che in un paziente con pregressi problemi di ictus etc… non si ripresentino“.
Diversi sono i farmaci che contrastano questo tipo di problemi come quelli volti all’abbassamento del colesterolo nel sangue, considerato una delle cause primarie dell’arteriosclerosi: “Se il colesterolo viene mantenuto basso è difficile che si instauri un processo arteriosclerotico. Abbiamo inoltre delle terapie innovative affermatesi negli ultimi anni: all’aspirina, che resta un pilastro nella terapia della cardiopatia ischemica cronica, viene affiancato un altro farmaco anticoagulante utilizzato nella fibrillazione atriale“, spiega. Questi farmaci riducono gli eventi acuti del 20%, riducendo di conseguenza gli eventi potenzialmente mortali.
I fattori di rischio sono diversi e possono essere contrastati attraverso uno stile di vita sano: “L’attività fisica è l’elemento cardine per evitare l’incidenza di queste patologie, tant’è vero che da sola riduce del 35% questi eventi in un individuo. Il colesterolo è la causa dell’arteriosclerosi, per cui è necessario mantenere questo elemento il più basso possibile, anche se resta comunque importante per il nostro organismo“. “Se riuscissimo a tenere d’occhio tutti i fattori di rischio, l’incidenza si ridurrebbe dell’80%“, conclude Caramanno.