Uomini e donne hanno bisogno di interventi “su misura, perché diversa è la risposta ai trattamenti terapeutici“.
Il “sesso e il genere influenzano la fisiologia, fisiopatologia, patologia umana e i sintomi ed è diversa la risposta farmacologica“.
E’ quanto emerso dal meeting, a Palermo, su “Salute della donna in un’ottica di fisiopatologia di genere“. È per questo, spiega uno dei presidenti dei lavori, il ginecologo Domenico Guollo, che “il medico deve divenire un sarto, capace di valutare percorsi specifici nella prevenzione e nella cura delle malattie“.
La donna si conferma più fragile rispetto all’uomo, dal quale prende a modello comportamenti a rischio.
“Pensiamo allo stile di vita – spiega Elena Ortona dell’Istituto superiore di sanità – caratterizzato dall’aumento delle donne fumatrici che hanno raggiunto in percentuale i livelli dell’uomo. Questo ha purtroppo contribuito all’incremento dell’incidenza del carcinoma polmonare. Di contro le donne non reagiscono allo stesso modo degli uomini alle terapie“.
Da qui la necessità della diffusione della medicina di genere con un piano che sarà discusso in conferenza Stato-Regioni, tappa fondamentale dopo che il progetto sulla Medicina di genere è divenuto legge. Cosa si può fare in concreto per compensare la fragilità delle donne? Un terzo della vita si sviluppa quando la donna è già in menopausa.
“È una fase in cui la donna deve vivere e non sopravvivere – spiega Andrea Genazzani, presidente della Società Internazionale di Ginecologia Endocrinologica – e una risposta può arrivare dalle terapie ormonali solo che, purtroppo, una bassissima percentuale vi accede nonostante gli evidenti benefici dimostrati da oltre 20 anni di studi internazionali“.
Da Palermo viene rilanciata la “guerra totale” al Papilloma virus che è il secondo agente patogeno responsabile del cancro.
“Contrariamente a quanto si pensa – spiega Antonio Perino, direttore della Ginecologia e ostetricia dell’Ospedale Cervello e co-presidente del meeting – non riguarda solo le donne ma anche gli uomini. Ecco perché si lavora affinché i vaccini siano estesi anche ai maschi con la speranza di inserirli nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) della Regione Siciliana“.