Il movimento disoccupati organizzati, Alba-Cub, Usb hanno indetto per sabato 22 dicembre un corteo cittadino per il reddito, il lavoro e i diritti fondamentali con partenza alle 17.30 da piazza Verdi. “La Sicilia vive una stato di emergenza che merita una risposta immediata – affermano gli organizzatori – e visto che alla classe politica sembra non interessare è arrivato il momento di farsi sentire nelle strade e nelle piazze. Solo un fronte sociale che pretenda lavoro, dignità e reddito può oggi invertire questo misero destino cui chi ci governa sembra volerci consegnare”.
L’appello alla manifestazione, che descrive in maniera netta e precisa lo stato di emergenza, è dunque esteso a tutte quelle categorie e classi sociali su cui, in maniera sempre più pressante, si fanno sentire gli effetti della crisi economica e dell’austerity. Da decenni la “questione meridionale” non trova soluzione e nessuna classe politica è mai riuscita ad eliminarne le cause. Le statistiche parlano chiaro: disoccupazione record, tassi di emigrazione impressionanti, reddito pro-capite e familiare mai così basso. Povertà, precarietà ed esclusione sociale non sono mai state così dilaganti.
La classe dirigente locale, nazionale ed internazionale sembra non preoccuparsene, impegnata nel solito teatro mediatico-elettoralistico fatto di retoriche, promesse e giochi di potere praticati sulla pelle di milioni di persone. Lavoro e reddito sono ovviamente i due fattori da cui ogni vera politica di contrasto alla povertà dovrebbe partire. Disoccupati e inoccupati non possono davvero più aspettare interventi su questi temi.
Poi c’è la precarietà, migliaia di persone nell’isola vivono in una simile condizione. Precari della pubblica amministrazione, forestali, contrattisti, ex Pip, lavoratori della formazione professionale sono tutti legati a doppio filo dall’insicurezza e dalla strumentalità con cui sono stati usati fin ora dalla classe politica.
E poi il problema tasse e ticket, cartelle esattoriali: una vera spada di Damocle che pende sulla testa di troppi indigenti e troppe persone già in difficoltà. Perpetuare la pretesa di tasse inesigibili determina, da una parte, il ricatto del debito e delle agenzie di recupero credito, dall’altra, la creazione di nuove sacche di illegalità esistenziale di massa che finiscono per aprire nuovi circoli viziosi economici, sociali e psicologici.
Infine, la cronica assenza di servizi elementari che dovrebbero essere garantiti e invece diventano sempre più selettivi come la sanità, la scuola, i trasporti.