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“Le scuole siciliane sono a rischio”. Per l’Ance è malaburocrazia

venerdì 11 Novembre 2016

PALERMO – “La lentezza delle sette stazioni appaltanti che non hanno completato in tempo le gare per la messa in sicurezza di alcune scuole e i ritardi di eventuali altre istituzioni competenti non ha comportato unicamente la restituzione al ministero dei 17 milioni stanziati, ma ha anche provocato un forte danno a 95 imprese che, per partecipare alle sole 3 gare bandite col criterio dell’offerta economicamente piu’ vantaggiosa, hanno dovuto spendere ciascuna circa 5 mila euro. Le aziende hanno cosi’ dovuto bruciare invano circa 475 mila euro”. Lo afferma Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, che aggiunge: “I casi sono tanti altri in Sicilia e in generale occorre un provvedimento serio perche’ finalmente d’ora in poi qualcuno risarcisca questi danni. Le imprese edili, gia’ devastate dalla crisi, non possono piu’ subire oltre. Prevedere finalmente un deterrente e’ un imperativo categorico, perche’ questa e’ solo la punta dell’iceberg di una situazione diffusa che tiene bloccati miliardi su miliardi per le opere pubbliche”. Santo Cutrone, rivolgendosi al governo regionale e ai competenti organismi di controllo, chiede quindi che “si ponga fine allo stillicidio burocratico di stazioni appaltanti e di istituzioni superficiali e approssimative, che fanno scadere i termini e in qualche caso continuano ad andare avanti in interminabili procedure di gara, consapevoli che non saranno loro a pagare i costi e i danni. Ed invece – sottolinea Cutrone – bisogna infrangere quest’alea di impunibilita’ istituzionale e personale e condannare comportamenti non piu’ accettabili di fronte ad una gravissima crisi che porta disperazione e morte, con il risultato di ingenti risorse che non vengono utilizzate”. “Quest’ultimo grave caso – sottolinea Cutrone – rende piu’ urgente la necessita’ che l’Ars approvi il disegno di legge del governo regionale che impone tempi piu’ stringenti per completare le procedure di gara. Sono in evidenza sempre piu’ casi come questi e bisogna fare capire ai responsabili e ai burocrati che la loro pacchia e’ finita”.

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