E’ tornata questa mattina negli uffici della Procura di Palermo la deputata regionale del Movimento Cinque Stelle, Claudia La Rocca. La prima accusatrice nell’inchiesta sulle firme false per le elezioni Comunali del 2012, anche lei indagata, è stata ascoltata nuovamente dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dalla pm Claudia Ferrari, e si è sottoposta al saggio grafico. Proprio per questo motivo è tornata davanti ai pm.
Dopo La Rocca, hanno parlato nei giorni scorsi anche il deputato Giorgio Ciaccio, Giuseppe Ippolito e Stefano Paradiso, candidati a quelle elezioni. Erano presenti quella sera quando nella stanzetta di un meet up, vicino al porto di Palermo – vennero ricopiate 1.400 firme. Una corsa contro il tempo per rimediare a un errore che avrebbe potuto inficiare la lista al comune del Movimento 5 stelle. Ci sarebbero 1.400 firme false su 1.900, come hanno accertato gli investigatori della Digos.
Nessun aiuto dai deputati Claudia Mannino e Riccardo Nuti, così come dagli altri indagati. I deputati non si sono voluti sottoporre al saggio grafico, mentre ha acconsentito Samanta Busalacchi. Nuti e Di Vita hanno però rotto il silenzio sui social. Messi all’angolo dal Movimento che li ha sospesi per non aver collaborato con i magistrati per la vicenda delle firme false, i ‘monaci‘ di Palermo partono al contrattacco. Dopo giorni di silenzio ha parlato Riccardo Nuti, si difende e denuncia la “gogna” nei suoi confronti. E lo ha fatto anche Giulia Di Vita che contrattacca e lancia il suo avvertimento all’interno del M5s: “chi perora altre cause avrà vita difficile”. Intanto i deputati che non si erano autosospesi, come Ciaccio e La Rocca, sono stati sospesi dal Movimento. Una mossa anche politica in vista del referendum. Intanto, l’inchiesta procede a passi spediti ed entro un paio di settimane si potrebbe arrivare alla chiusura delle indagini.