E’ finita con un’assoluzione la vicenda che ha coinvolto il magistrato Nico Gozzo per una volta non nel vesti dell’accusa ma come imputato. Il gip di Catania lo aveva infatti rinviato a giudizio per rivelazione di segreto d’ufficio. Questo pomeriggio il Tribunale lo ha assolto “per non aver commesso il fatto”.
Una vicenda nata dall’inchiesta aperta dopo la pubblicazione del contenuto di alcune intercettazioni in carcere tra il capomafia Totò Riina e i familiari. Alcuni stralci della conversazione tra il capo dei capi e il figlio furono riportati dal Fatto Quotidiano. In particolare, nel pezzo uscito a ottobre del 2013, si virgolettava una frase del padrino corleonese ritenuta ambigua dagli investigatori. “Quest’anno la Juve è una bomba”, diceva Riina. E aggiungeva che bisognava “difendersi”. Strano che Totò Riina iniziasse improvvisamente a parlare di calcio durante uno colloquio in carcere, come sempre registrato, con i parenti. Forse parlava di bombe vere e di attentati da organizzare. E dal carcere, tramite i suoi parenti, avrebbe mantenuto i contatti con l’esterno. Le parole di Riina, a dire dei pm, avrebbero nascosto una minaccia a uno dei magistrati palermitani che indaga sulla trattativa Stato-mafia. In quel periodo arrivò anche una lettera anonima ai pm di Palermo in cui si denunciava il raggiunto accordo tra il boss latitante Matteo Messina Denaro e non meglio precisati “amici romani” per una ripresa della strategia stragista. Le due cose venero messe in relazione e il livello di allerta si alzò.
Dopo la pubblicazione dell’articolo, venne aperta un’indagine dai pm di Caltanissetta che, ipotizzando il coinvolgimento di un collega del distretto, trasmisero tutto a Catania. Vennero perquisite le abitazioni di due cronisti del Fatto e a casa di una di loro fu trovato un file dal quale, secondo l’accusa, sarebbe stato possibile dedurre un ruolo di Gozzo nella fuga di notizie. Gli avvocati di Gozzo, Francesco Crescimanno e Roberta Pezzano hanno però dimostrato l’estraneità del magistrato dalle accuse.
Nico Gozzo, per anni pm a Palermo, ha sostenuto l’accusa al processo all’ex senatore di Fi Marcello Dell’Utri. A Caltanissetta, da procuratore aggiunto, ha riaperto e coordinato le indagini sulle stragi di Capaci e sull’attentato di via D’Amelio consumato all’ombra della cosiddetta trattativa Stato-mafia per cui pende un processo a Palermo. Adesso Gozzo è tornato a Palermo ed è sostituto procuratore generale.