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Game over per Francesco Corallo, il re catanese delle slot machine arrestato ai Caraibi

martedì 13 Dicembre 2016

Game over per Francesco Corallo? E’ presto per dirlo. Ha sette vite come i gatti l’imprenditore catanese di 56 anni, arrestato ai Caraibi questa mattina nella sua lussuosa villa di Saint Marteen. Lo chiamano il ‘re delle slot machine’. L’operazione è stata portata a termine dallo Scico di Roma della Guardia di Finanza che ha eseguito numerosi arresti anche all’estero, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.

Era già stato arrestato nel 2013, nell’ambito dell’inchiesta milanese sulla Bpm.

Ora, le Fiamme Gialle hanno anche eseguito in numerosi Stati (Antille Olandesi, Regno Unito, Canada, Francia), perquisizioni e sequestri di numerosi beni e conti correnti, per circa 215 milioni di euro. Tra gli arrestati oltre all’imprenditore, figlio di Gaetano Corallo, ritenuto legato alla famiglia mafiosa del clan Santapaola, ci sono anche un ex parlamentare, Amedeo La Boccetta, e professionisti a vario titolo operanti nel settore. L’accusa contestata a vario titolo nei confronti degli indagati è di associazione a delinquere transnazionale, finalizzata al riciclaggio in tutto il mondo dei proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco on-line e sulle video-lottery.

Per capire il profilo di Corallo bisogna rileggere ciò che scrisse di lui un paio d’anni fa il cronista giudiziario dell’Espresso, Paolo Biondani. Corallo è descritto così: “nato a Catania nel 1960 e cresciuto ai Caraibi, a partire dal 2004, per concessione dei monopoli pubblici, è diventato il più ricco imprenditore italiano nel fortunatissimo settore del gioco d’azzardo legalizzato. Un business che solo nel 2013 ha fatto uscire dalle tasche degli italiani ben 84 miliardi e 728 milioni di euro, per garantire all’erario soltanto otto miliardi di entrate. Un mercato ricchissimo, ma chiuso, dove si entra solo con l’autorizzazione dello Stato”. Concessione che Corallo aveva potuto ottenere già dieci anni fa – continua il racconto di Biondani “nonostante i pesanti precedenti del padre Gaetano. E senza mai svelare il reale assetto proprietario del suo gruppo Bplus-Atlantis, nascosto dietro una cortina di società offshore e fiduciarie estere”. 

Nitto Santapaola
Nitto Santapaola

Ma soprattutto Biondani fa luce sulle origini delle fortune di Corallo:“ Il rapporto tra la sua famiglia e il gioco d’azzardo ha radici ancora più lontane e misteriose. Tutto inizia nel 1977, quando Gaetano Corallo, il papà di Francesco, diventa «socio occulto» della Getualte, la società che allora controlla il casinò di Campione. Partendo da quella cassaforte, quel catanese tenta una clamorosa scalata alla sala da gioco di Sanremo. L’operazione viene fermata nel 1983 dalla prima retata antimafia al Nord. Nelle sentenze definitive i giudici raccontano una storia criminale che il re delle slot non ha mai pubblicizzato. Suo padre, Gaetano Corallo, nasce come usuraio: aggancia ricconi col vizio del gioco, li scorta con il suo aereo privato nei casinò internazionali e presta soldi a tassi da strozzino. Tra i suoi grandi sponsor c’è un mafioso stragista: Nitto Santapaola, il super boss di Cosa Nostra a Catania”.

Di questa amicizia non ne farà mistero neanche il boss Santapaola. “Corallo senior presta al capomafia la sua auto e il suo aereo, fanno le vacanze insieme ad Abano Terme, vengono fotografati alla stessa tavola nel casinò aperto da Gaetano nell’isola di Saint Maarten, si scambiano milioni di lire perfino con assegni, incassati da Santapaola o da suoi familiari mafiosi come i Ferrera, allora padroni delle bische catanesi.  Arrestato e processato a Milano, Gaetano Corallo viene condannato per tre volte per associazione mafiosa, ma la Cassazione annulla sempre. Anche perché Santapaola è stato ormai assolto per insufficienza di prove da un tribunale innocentista, mentre la corte d’appello colpevolista non ha potuto riprocessarlo «per un vizio formale». Alla fine, nel 1998, le sentenze definitive condannano papà Corallo “solo” per associazione per delinquere (finalizzata alle scalate criminali ai casinò) e lo giudicano colpevole anche di usura, violenze private e corruzioni: in totale, sette anni di galera”.

Ricorda Biondani: “durante il lungo processo al padre, Francesco Corallo si trasferisce sull’isola di Saint Maarten, dove apre nuovi casinò. Nel 2004, quando il governo Berlusconi spalanca ai privati il gioco d’azzardo, la condanna definitiva di papà non impedisce a Francesco Corallo di conquistare la concessione per il gioco d’azzardo. Forte dell’appoggio di vari parlementari, prima di An e poi di Forza Italia (tra tutti, Amedeo Laboccetta e Marco Milanese), il suo gruppo Bplus-Atlantis nel 2009 si vede rinnovare la concessione senza concorso, grazie al decreto sul terremoto in Abruzzo. Solo nel 2010 lo Stato vara la prima legge che proibisce le società anonime e impone requisiti di legalità estesi ai familiari. Ma Francesco Corallo si difende su tutti i fronti: giura di aver creato il suo gruppo da solo e di non avere rapporti col padre da decenni; e poi dichiara di aver sostituito le offshore con un trust di diritto inglese”. Oggi la caduta, con il blitz della Finanza a Saint Marteen.

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