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Cimitero di mafia a Roccamena, il Ris continua le indagini

giovedì 22 Dicembre 2016

E’ andato a vuoto il primo tentativo della Procura di Palermo di identificare i resti umani trovati nell’area di contrada Casalotto, a Roccamena (Pa). I pm avevano mandato, oltre ai frammenti ossei, anche i denti trovati nell’anfratto per comparare il dna con quello prelevato dai familiari di gente scomparsa in quella zona tra venti e trent’anni fa. A ottobre furono trovati i resti di sette corpi, in quello che ha tutta l’aria di essere un cimitero di mafia dove potrebbero essere state “fatte sparire” altre persone. Per proseguire gli scavi, però, bisogna attendere i riscontri disposti dai pm Siro De Flammineis e Sergio Demontis che indagano sulla vicenda. Adesso i pm hanno mandato ai Ris i dna dei familiari di altre tre persone. Sono tanti gli scomparsi in quella zona e nei dintorni del mandamento negli anni Settanta e Ottanta.

Risposte sulla collocazione temporale dei decessi potranno arrivare anche dall’analisi dei bossoli. Sono quelli tipici dei fucili da caccia. Nella zona nel 1981 è scomparso Giuseppe Branda, di Roccamena, mai più ritrovato. La sua morte presunta è stata dichiarata nel 1990. Branda, che lavorava alla costruzione della diga Garcia, era sospettato di far parte di una banda di ladri di bestiame. Venne fermato mentre era in auto con un altro operaio e sequestrato da un gruppo di persone vestite da carabinieri. Ma di lui non si sono più avute notizie. Gli inquirenti cercheranno di capire se tra i corpi ritrovati c’è anche il suo. Tra i resti ritrovati anche una scarpa femminile rossa. L’unica donna sparita nella zona è Antonina Altamore, scomparsa nel nulla nel 1975.

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