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Mazzette in cambio di autorizzazione per fotovoltaico, si allarga l’inchiesta

giovedì 5 Gennaio 2017

Sospendere i contratti tra la’azienda Rtr Holdings II srl e la Regione Sicilia e impedire qualsiasi altri contratto tra le due parti. E’ questa la richiesta del pm Claudia Ferrari mentre il Gip sta per decidere sulla richiesta avanzata dalla Procura sull’interdizione anche per la società coinvolta nella vicenda della corruzione all’Assessorato regionale all’Energia. Sia il mediatore Vincenzo Salvatore Sucato, che il dirigente regionale Salvatore Rando fanno ammissione: Rando è stato sospeso per sei mesi dalle sue funzioni mentre per il mediatore che elargiva mazzette confermati i domiciliari dal tribunale del Riesame. Proprio Sucato ha spiegato ai magistrati di essere stato costretto a pagare una mazzetta che, secondo il pm Ferrari e il procuratore aggiunto Bernardo Petralia, è stata di settemila euro, mentre l’indagato e i suoi legali, gli avvocati Nino Caleca e Giovanni Di Benedetto, parlano di 4300.

In cambio di una tangente di 7 mila euro, l’assessore Rando avrebbe rilasciato un’autorizzazione per collegare un impianto fotovoltaico alla linea elettrica nazionale nel Comune di Ragusa. Una sanatoria volta ad erogare gli incentivi previsti dalla legge per la produzione di energia prodotta da fonti rinnovabili.

Gli accertamenti puntano ora pure su lavori e finanziamenti relativi a fonti di energia rinnovabile, realizzati in tutte le province dell’Isola; il gip Walter Turturici valuta la richiesta di esclusione della multinazionale, per un anno, da ogni tipo di finanziamento, agevolazione e contributo pubblico, per quel che riguarda gli impianti nel territorio siciliano. La Rtr sostiene la totale estraneità dei fatti mentre il suo titolare, Paolo Lugiato, è accusato di essere stato il mandante della corruzione.

Stando alle decisioni di Lugiato, Salvatore Sucato non avrebbe avuto la copertura della Rete Rinnovabile; quest’ultimo quindi, visti anche i bloccati dei propri compensi, avrebbe sborsato i soldi di tasca propria cercando di spalmarla sulle successive fatture emesse dalla società per recuperare il denaro. Questo è quanto è riportato nella versione di Sucato che vorrebbe dimostrare di essere stato costretto a pagare.

Rando, tramite il legale Pastorello, era invece stato molto vago: in una prima fase, rendendo dichiarazioni spontanee davanti ai pm, aveva sostenuto che quei soldi erano stati una sorta di gratifica per la gran mole di lavoro svolta. Poi, riascoltato dai magistrati in un interrogatorio, aveva ammesso di aver preso quel denaro. Sostenendo che il sì al finanziamento gli era stato caldeggiato da un suo superiore gerarchico

La retribuzione avvenne, comunque, il 14 dicembre del 2015 alle ore 11 e alle 14 il provvedimento fu protocollato grazie ad una microspia che aveva registrato la consegna da parte dell’ex assessore e il conteggio dei soldi da parte di Rando.

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