Il boss latitante Messina Denaro rinviato a giudizio per le stragi di mafia. Su richiesta del procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci il tribunale ne ha disposto il giudizio per aver ordinato gli attentati di Capaci e via D’Amelio, in cui persero la vita i magistrati Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti delle scorte.
Paci, durante la sua discussione nell’udienza preliminare, ha sostenuto che “Messina Denaro prese parte a una riunione della commissione di Cosa nostra alla fine del ’91 a Castelvetrano in cui Totò Riina decise di dare via alla strategia stragista, prevedendo che la Cassazione avrebbe di lì a poco confermato le condanne del primo maxi processo contro la mafia”. Inoltre, sempre secondo la Procura nissena, Messina Denaro “avrebbe inviato a Roma, su ordine di Riina, diversi sicari per uccidere Giovanni Falcone nei primi mesi del ’92, mentre questi era direttore degli Affari penali del Ministero della giustizia“. La cosiddetta “missione romana” non andò in porto perché poi Riina richiamò i sicari in Sicilia per eseguire l’attentato nell’isola. In aula con Paci anche l’altro aggiunto Lia Sava e il sostituto della Dda nissena Stefano Luciani. Alla richiesta di rinvio a giudizio si sono associati i legali di parte civile dei familiari delle vittime e di alcuni enti e associazioni, mentre il difensore di Messina Denaro – l’avvocato Giovanni Pace – ha chiesto il proscioglimento del boss di Castelvetrano, considerato l’attuale capo di Cosa nostra.