Come ormai da tempo si temeva il fiume Alcantara ha iniziato stamattina ad invadere il depuratore consortile di Giardini Naxos, che serve anche i Comuni di Taormina, Letojanni e Castelmola. L’Alcantara ha superato l’ormai fragile resistenza del muro di confine che separava il depuratore dal fiume e ha fatto il suo ingresso nei terreni di contrada Pietre Nere. Nel mirino ci sono gli stabilimenti che depurano le acque dei quattro Comuni ma anche un palo Enel che fornisce l’energia elettrica in zona. A pochi mesi dal G7, mai come stavolta si rischia un disastro ambientale mentre la Regione tergiversa e si limita a promettere interventi mai realizzati. L’ultima beffa è di qualche giorno fa, della settimana appena trascorsa, quando si sono recati a Palermo il sindaco di Giardini Naxos, Nello Lo Turco, ed il presidente del Consorzio Rete Fognante, Andrea Raneri, insieme al commissario straordinario del Parco Fluviale dell’Alcantara, Giuseppe Morano. E proprio in quella occasione era stato promesso ai rappresentanti del territorio un intervento con somma urgenza, l’attivazione immediata delle opere finalizzate a sistemare l’argine del fiume e ad allontanarlo dal depuratore consortile. Ma anche stavolta non c’è stato, sino ad ora, nessun intervento.
“Ci avevano promesso un intervento immediato e ci era stato detto che c’era una disponibilità immediata di 400 mila euro – ha dichiarato Raneri – ma la realtà è che purtroppo, ancora una volta, niente di tutto questo si è concretizzato. Ci troviamo a dover lottare da soli contro la forza del fiume e si sa che la natura non attende la burocrazia. In zona c’è anche un palo Enel, dove il fiume sta scavando e che fornisce la fornitura elettrica ai centri abitati del comprensorio. Abbiamo lanciato tantissime richieste di aiuto e purtroppo sta avvenendo quello che avevamo previsto e che si poteva e si doveva scongiurare con un intervento tempestivo”. Alle porte del vertice politico internazionale di fine maggio, che vedrà arrivare da queste parti i sette Capi di Stato e di Governo più importanti del mondo ma anche migliaia di giornalisti da ogni parte del pianeta, il disastro ambientale al depuratore del primo polo turistico siciliano sta diventando realtà, mentre le autorità regionali non hanno raccolto gli appelli ripetutamente lanciati dai vertici del Consorzio e dai sindaci della zona.
Il rischio concreto concerne anche la prossima stagione turistica, il cui andamento è inevitabilmente legato anche al corretto funzionamento dei sistemi di depurazione delle acque del comprensorio di Taormina e Giardini, sino anche alla riviera di Letojanni (dove si trova l’altro impianto del Consorzio). Da anni si attende la risagomatura dell’argine sinistro del fiume, che ha addirittura creato un’isoletta attorno al depuratore, deviando il normale corso delle acque verso la rete fognante. Una lunga sequenza di sterili sopralluoghi e di infruttuosi atti formali intercorsi da Taormina e Giardini a Palermo non ha risolto né scalfito i contorni di un’emergenza che ora si sta impietosamente manifestando. Non è difficile immaginare i gravi danni all’orizzonte, la cui sistemazione determinerà un aggravio di costi per il riassetto ambientale. Un intervento di ripristino dei luoghi che si poteva fare con 400 mila euro, costerà il doppio o chissà quanto rispetto a quanto occorreva sino a questo momento. L’ennesimo harakiri dell’era crocettiana.