Due settimane fa Confartigianato Palermo lanciava un concorso per la selezione di 15 lustrascarpe a cui affidare delle postazioni nelle vie più affollate della città: sotto i portici di via Ruggero Settimo, in via Libertà, piazza Castelnuovo, via Emerico Amari, piazza San Domenico, piazza Borsa, piazza Verdi, via Maqueda, corso Vittorio Emanuele e Stazione centrale. L’iniziativa, che apparentemente poteva suonare come una provocazione, ha sorprendentemente riscontrato un grande successo. Più di 70 candidati hanno risposto all’annuncio, tra cui persone laureate e diplomate. Oggi alle 17 si terrà la selezione presso la sede dell’Associazione degli artigiani. Animatore del progetto è il presidente di Confartiginato, Nunzio Reina.
Come mai vi è venuto in mente di riesumare un mestiere che nell’immaginario collettivo è sinonimo di umiltà e disperazione? Si tratta di un’iniziativa simbolica?
Non si tratta di un’iniziativa simbolica. Al contrario siamo convinti che riuscirà a dare occupazione reale alle 15 persone che selezioneremo.
Frequentando Roma mi sono accorto che in via del Parlamento c’è un negozio gestito da una signora che fa la lustrascarpe. Ho capito che c’era la possibilità di rilanciare un mestiere con un ritorno economico. Da quello che ho visto negli iscritti di confartigianato nazionale c’è un lustrascarpe, tale Angelo Lustrascarpe, che offre il servizio in chiave 2.0, nel senso che ha un blog in cui presenta i suoi servizi. Un caso di successo perché Angelo Lustrascarpe partecipa a molte grandi manifestazioni, come Medivini, viene chiamato a lustrare le scarpe durante i matrimoni ed eventi simili. Quindi prendendo spunto da queste esperienza ho pensato che sarebbe stato utile far rivivere a Palermo il mestiere del lustrascarpe, in modo di da dare una risposta, seppur piccola, al problema occupazionale. Riscoprendo gli antichi mestieri si possono dare opportunità di lavoro.
È vero che hanno aderito giovani laureati e diplomati? Se lo aspettava?
Abbiamo avuto 75 adesione. Alcuni laureati, molti diplomati e pochi con la licenza media. Non me lo aspettavo, per me è stata una grande sorpresa. Tutti i candidati sono italiani. La maggior parte palermitani, alcuni di Messina e due di Trapani.
Quali criteri utilizzerete per selezionare i 15 lustrascarpe?
Il criterio principale è la passione e la voglia di fare questo mestiere. Così cercheremo di capire quanto i candidati credono nel progetto. Dopo la selezione con i vincitori apriremo a nostre spese una cooperativa, seguirà una sessione di formazione della durata di 5 giorni, di 2 ore al giorno, durante la quale spigheremo le caratteristiche dei vari tipi di pellame, l’uso delle creme, la lavorazione. Confartigianato omaggerà il kit e le postazioni che verranno create da un nostro artigiano. Dopo la fase di avvio ai lustrascarpe verrà data la possibilità di prendere in affitto la postazione, al costo di 50 euro mensili, o di riscattarla ad un prezzo non superiore ai 500 euro.
Secondo lei davvero una persona può guadagnarsi da vivere con questo mestiere? Quanto potrebbe guadagnare un lustrascarpe?
Noi abbiamo calcolato, in base al flusso dei passanti, approssimativamente un introito che si aggira dai 30 ai 50 euro al giorno. Stiamo parlando di una media giornaliera di circa 10 paia di scarpe, ma ci sono punti della città in cui si lavora di più.
Pensate di ripetere questa iniziativa in altre città?
Questo è il mio obiettivo. Portarlo in tutta Italia con la possibilità di dare occupazione. Ma attenzione non si tratta di una novità. A Napoli i lustrascarpe ci sono. A Caltanissetta ce ne sono 2. A Londra e New York sono parecchi.