La seconda Corte d’appello di Catania ha rideterminato 9 delle 21 condanne del processo Aquilia a persone accusate di fare parte o di essere vicini a un gruppo collegato alla ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano. Una pena è stata inoltre concordata tra le parti. La sentenza di primo grado era stata emessa, col rito abbreviato, l’8 maggio del 2020, dal Gup Anna Maria Cristaldi. Tra gli imputati anche l’ex deputato regionale ed ex sindaco di Aci Catena Raffaele ‘Pippo’ Nicotra, che è agli arresti domiciliari, che è stato condannato a quattro anni e otto mesi di reclusione per concorso esterno all’associazione mafiosa e assolto dal reato di tentativo di estorsione. In primo grado il Gup gli aveva inflitto sette anni e quattro mesi di reclusione per entrambi i reati, assolvendolo dalla corruzione elettorale come chiesto allora anche dalla Procura.
La Corte d’appello ha interdetto Nicotra per cinque anni dai pubblici uffici, revocando l’interdizione perpetua, quella legale e quella dall’esercizio della responsabilità genitoriale oltre alle statuizioni civili disposte per lui in primo grado.
Nicotra, 66 anni, era stato arrestato il 10 ottobre 2018 dai carabinieri nell’ambito dell’operazione ‘Aquilia’ della Dda della Procura di Catania e poi posto ai domiciliari. Secondo l’accusa avrebbe pagato 50mila euro per avere l’appoggio del clan Sciuto, legato alla ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano, alle elezioni per le Regionali in Sicilia del 2008 e 50 euro a voto per la competizione successiva, nel 2012, all’Ars. Inoltre, grazie al suo ruolo di imprenditore titolare di numerosi supermercati, avrebbe favorito economicamente il clan. Nicotra, assistito dai legali Giovanni Grasso e Orazio Consolo, si è sempre proclamato innocente.
Il prof. Giovanni Grasso e l’avvocato Orazio Consolo, in una dichiarazione congiunta, “esprimono piena soddisfazione per l’assoluzione di Nicotra dal reato di tentata estorsione aggravata“. “La decisione, di cui si attendono le motivazioni – affermano – dimostra il pieno accoglimento della prospettazione difensiva e, del pari, l’integrale rigetto di accuse fantasiose. Viceversa, relativamente all’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, la difesa prende atto del netto ridimensionamento del quadro accusatorio e ritiene che la piena innocenza del proprio assistito potrà trovare ampio riconoscimento dinanzi la Corte di Cassazione. Ad avviso della difesa – sottolineano i legali – i due gradi di giudizio celebrati hanno permesso di accertare che Nicotra è stato per decenni sottoposto a continue estorsioni da parte del clan, come riconosciuto in numerosi provvedimenti irrevocabili dell’Autorità Giudiziaria. Per questi motivi, ribadendo la ferma convinzione dell’innocenza del proprio assistito – concludono Grasso e Consolo – questa difesa è fiduciosa che il successivo grado di giudizio potrà ristabilire la verità dei fatti e restituire dignità a Nicotra“.