Sudare ci siddia. Sostanzialmente c’abbutta. La Sicilia è una delle tre palle al piede dell’Italia. Fermate Pif e avvertite Giletti. Non c’è bisogno di una nuova puntata dell’Arena. Palla al piede, questa volta, la Sicilia lo è rispetto alla pratica sportiva. Lo dimostra la ricerca realizzata dal Coni e dall’Istat. Soltanto il 16,5 per cento dei siciliani fa sport, sportivamente parlando, perciò siamo tra le regioni italiane – battendo persino Calabria e Campania- al vertice dell’annacata libera: la maggioranza dei siciliani fa una vita che definire “sedentaria” è un eufemismo, con un indice di inattività fisica del 58,4 per cento.
Così, mentre l’Italia è sempre più votata allo sport fatto con regolarità, esiste una questione meridionale anche in questo settore. Il Paese è spezzato in due tra Centro-Nord e Sud, con la Campania maglia nera. E’ la fotografia scattata dal rapporto Coni-Istat relativo ai numeri della pratica sportiva nel Bel Paese, presentato oggi a Roma, da cui emerge anche la presenza ancora di troppi sedentari: nel 2016 sono oltre 23 milioni le persone di 3 anni e più che non praticano sport né attività fisica nel tempo libero, pari al 39,2% della popolazione. Anche per la sedentarietà è forte il divario territoriale: la quota più elevata di sedentari si registra nel Mezzogiorno (52,7% nel Sud e 52,5% nelle Isole). Un quadro, quello del numero di chi pratica sport in Italia, che – secondo il Presidente del Coni Giovanni Malagò – dovrebbe portare comunque il nostro Paese presto sui livelli della media europea. “Nel prossimo quadriennio – afferma il numero uno del Comitato olimpico italiano – la media dell’Unione Europea la prendiamo e secondo me la superiamo anche”. In particolare, tra le persone nell’età compresa tra 18 e 29 anni che dedicano almeno 150 minuti a settimana all’attività fisico-sportiva nel tempo libero, l’Italia figura al 9° posto, alle spalle della Grecia ma davanti a Portogallo e Francia. “Questo divario con l’Europa possiamo ridurlo con investimenti mirati e una continuità di azioni di contrasto alla sedentarietà, come il ruolo delle scuole“, ha poi sottolineato il presidente dell‘Istat, Giorgio Alleva.
E, intanto, come dimostrano i numeri presentati oggi al Salone d’Onore del Coni, dal 2014 la quota di praticanti continuativi ha ripreso a crescere, dal 21,5% del 2013 al 25,1% del 2016. In parallelo, è salita la quota di chi fa sport in modo saltuario, dal 9,1 al 9,7%, mentre risultano in calo sia la quota di chi dichiara di svolgere solo qualche attività fisica (dal 27,9 al 25,7%) sia quella dei sedentari (dal 41,2 al 39,2%, per un totale di 23 milioni). In dettaglio, le prime tre Regioni con una maggiore concentrazione di praticanti sportivi con continuità sono nell’ordine Trentino Alto Adige (36,2%), Emilia Romagna (31,1%), Lombardia (30,5%), mentre Calabria (16,5%), Sicilia (16,5%) e Campania (13,9%) si collocano in coda alla graduatoria regionale. Nell’Italia meridionale ad eccezione di quanto accade in Sardegna, oltre una persona su due conduce una vita sedentaria. Nel 2016 particolarmente preoccupanti sono i livelli di inattività fisica superiori al 50% rilevati in Sicilia (58,4%), Campania (56,9%), Calabria (53,4%), Molise (52,5%), Puglia (50,6%) e Basilicata (50,4%). ”Abbiamo un Sud – si rammarica Malagò – che è un’autentica palla al piede nei numeri della pratica sportiva: le tre Regioni del Meridione Campania, Calabria e Sicilia non solo sono le ultime tre, ma sono staccate rispetto al resto del Paese. Come popolazione Campania e Sicilia da sole valgono più di Svizzera e Olanda. La Campania ha il 13%, è negativissimo ma in un certo senso ha anche il dato più positivo di tutti: l’11,4% di chi fa sport in Campania è tesserato. Se non c’è qualche associazione o federazione in Campania – conclude il presidente del Coni – una persona non riesce a fare sport: questa è una sconfitta della politica locale mostruosa. Complimenti invece alla Sardegna meglio anche di alcune regioni del Nord”.