“Questo non è il momento delle forzature ma quello in cui semmai fare ciascuno un passo indietro per poi farne, insieme, diversi in avanti. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo. Il rischio oggi è quello di un inasprimento delle divisioni, di un ulteriore avvicinamento al punto di non ritorno nelle normali condizioni di dialettica che invece dovremmo tutti tutelare, perché sono quelle che oggi servono alle imprese, già strette nelle loro difficoltà.
Ci sono due punti fermi: il primo è rappresentato da una legge vigente dello Stato che inequivocabilmente stabilisce che la Camera di Commercio del sud-est non esiste più. Inseguire cavilli resi possibili dai decreti attuativi, paradossalmente e inspiegabilmente errati, compiere atti mentre è in corso l’iter giudiziario, esacerba gli animi e non fa il bene delle imprese. Il secondo sottolinea che la Camera di Commercio del sud-est ha fallito l’obiettivo della riforma Madia che, attraverso l’aggregazione delle Camere di Commercio, doveva assicurare la riduzione dei costi a carico delle imprese e lo sviluppo di servizi a loro favore. Oggi sentiamo parlare, invece, di richieste addirittura di raddoppio dei costi a carico delle imprese per i contributi camerali mentre nel frattempo in questi anni, con l’aggregazione, la Camera di Commercio si è allontanata dalle imprese.
E’ da questi due punti che occorrerebbe allora partire piuttosto che da accelerazioni nelle procedure di nomina che, appunto, alzano il livello dello scontro e danno alle imprese la chiara percezione che l’attenzione alle loro esigenze stia all’ultimo posto della scala delle priorità. Il problema, insomma, secondo noi, non sta tanto nei nomi, quanto nel fatto che qualunque nomina, in Camera di Commercio o in qualunque sua partecipata, debba essere dotata della credibilità e della autorevolezza necessarie a dare, a chiunque sarà nominato, il mandato per raggiungere gli obiettivi necessari alle imprese con la forza di una posizione condivisa. E ciò non può essere certo garantito da una giunta camerale nei fatti disconosciuta dalla legge e appesa all’esito di ricorsi amministrativi. Il problema è, insomma, di metodo. E di legittimazione e forza da dare a chi viene nominato assicurandogli la più ampia condivisione piuttosto che la caratteristica di una scelta di parte. Se ne prenda atto e ci si fermi. E il Presidente Musumeci, dato che la Regione ha compiti di vigilanza sulle Camere, intervenga per impedire strappi ulteriori e favorire un confronto aperto nell’interesse del territorio e del suo tessuto produttivo“, affermano le articolazioni regionali delle associazioni Casa, Confcooperative, Claai, Confartigianato, CNA, Legacoop, Unci e Unicoop.