La sfida alla mafia dei nebrodi è giunta alle casseforti dei boss. In queste ore agenti della Dia stanno eseguendo un sequestro di beni al boss Giuseppe Pruiti di Cesarò ma da oltre un anno l’aumento dei blitz è notevole. Centinaia i gregari arrestati e parafrasando le parole del procuratore Guido Lo Forte da oggi potrebbe partire la “fase tre”. È la “mafia dei terreni”, ben più incisiva della vecchia “mafia dei pascoli”. Dall’approvvigionamento dei terreni ai finanziamenti europei, gli inquirenti non stanno lasciando nulla al caso. Lo stesso Giuseppe Pruiti recentemente è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Bruno San Filippo Pulici nel 2002 mentre il fratello Gianni veniva messo a capo della famiglia, guidando un intero clan sul lucroso business dei terreni in affitto della Silvo Pastorale di Troina (EN), con ingenti guadagni, tali da superare quelli del traffico di droga, facendo da tramite tra i tortoriciani ed i catanesi, garantendo gli equilibri di un territorio posto al confine tra la Provincia di Messina, Enna e Catania.
Dall’attentato al presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci (foto) dello scorso maggio, l’attenzione è ai massimi livelli. La Polizia Postale di Palermo il 24 novembre del 2015 bloccò presso il centro di smistamento di Palermo una busta contenente 5 proiettili calibro 9 indirizzate al Parco dei Nebrodi ed al Commissariato di Polizia di Sant’Agata di Militello. Fu proprio nei pressi di Cesarò, il 18 maggio del 2016, che il presidente del parco dei Nebrodi Antoci restò vittima di un agguato, quando ignoti presero di mira la sua auto, sparando contro la sua vettura. In seguito all’episodio vennero arrestate 23 persone tra cui Antonio Foraci, ritenuto il boss emergente di Tortorici, in affari con potenti famiglie di ‘Ndrangheta, che dallo scorso gennaio è stato trasferito al carcere duro. Nello scorso mese di dicembre un incendio ha distrutto a San Fratello il punto informativo di contrada Ranone. Fortunatamente nessun danno agli addetti ma completamente distrutta la struttura in legno adibita ad info point dell’Ente con arredi, computer ed il materiale promozionale custodito all’interno, mandando in fumo l’impegno del Parco che si era dedicato alla valorizzazione del cavallo sanfratellano. Antoci – che nel 2014 aveva ricevuto una lettera di minacce anonime contro lui e Crocetta – all’indomani individuò nel gesto intimidatorio l’ennesimo tentativo di fermare l’azione di legalità e di sviluppo che si sta portando avanti.
Da quei giorni le Procure di Catania e Messina hanno concluso numerosi blitz contro le famiglie mafiose della zona. Nel mirino degli inquirenti sono finiti non solo il ciclo dei finanziamenti europei destinati agli allevamenti di bestiame e all’agricoltura ma anche i mercati di commercializzazione della carne. Secondo le indagini le attività illegali ebbero inizio con furti di animali, fino alla macellazione clandestina e successiva vendita al pubblico, con messa in commercio di alimenti pericolosi per la salute, poiché privi di controlli sanitari e quindi ad altissimo rischio per la trasmissione di malattie infettive, quale la tubercolosi. Per i finanziamenti è tutta un’altra storia. A fine gennaio i carabinieri, coordinati dalla Procura di Patti hanno effettuato un blitz in municipio, sequestrando decine di faldoni con tutta la documentazione sulla gestione dei fondi rustici di proprietà del’ente pubblico, relativa agli ultimi anni e pochi giorni dopo, due imprenditori sono stati denunciati dalla Guardia di Finanza di Enna perchè pur essendo destinatari di una interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Messina, per gravi e molteplici precedenti penali riferibili alla cosiddetta criminalità rurale (furti di bestiame, danneggiamenti ed altro), avevano attestato falsamente nei relativi fascicoli aziendali la disponibilità di terreni demaniali di proprietà dell’Azienda speciale silvo-pastorale di Troina, precedentemente concessi sulla scorta di contratti d’affitto stipulati con l’ente, al fine di ottenere finanziamenti comunitari nel comparto agricolo.