Quando le critiche verso il sindaco Accorinti provengono da parti politiche ad egli avverse, da settori tradizionalmente critici nei suoi riguardi, il beneficio d’inventario, il dubbio di partigianeria può essere legittimo. Ma se l’attacco giunge da chi stava tra le sue fila, da chi ha condiviso la nascita della sua candidatura ed il progetto politico originario, allora il peso specifico delle critiche è senz’altro maggiore.
Il fuoco “amico”, e che fuoco! è nelle parole di un pamphlet dal titolo “Assolto per non aver compreso il fatto”, scritto a quattro mani da Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, consiglieri comunali eletti nella lista accorintiana “Cambiamo Messina dal Basso”, i quali con una coerenza politica rara alle nostre latitudini, si sono dimessi dalla carica quando hanno compreso che Accorinti non intendeva “cambiare Messina” e tanto meno “dal basso”.
È il racconto sofferto di un progetto politico alto, di un’utopia di rinnovamento delle prassi della politica e di rigenerazione della città, incarnato nel personaggio Accorinti, e che si è, invece poi, schiantato contro la deludente realtà dell’amministrazione del Sindaco scalzo.
“Sindaco ed assessori si sono lasciati invischiare in tatticismi gretti, si sono lasciati imbrigliare dalle spinte degli interessi particolari, non hanno fatto prevalere le idee della democrazia dal basso…” scrivono nel loro j’accuse Lo Presti e Sturniolo.
Esce fuori da queste pagine un ritratto impietoso di Accorinti, personaggio meno naif di quanto si creda: “Avevamo pensato che Accorinti sarebbe stato lo strumento del cambiamento, ed invece siamo stati noi strumento del suo progetto personale…“; inaffidabile: “al contrario di quelle di Renato, le promesse di un marinaio sono solide come un contratto sottoscritto davanti ad un notaio…”; imbroglione: “tradotto in soldoni Accorinti è riuscito ad imbrogliare tutti!”; trasformista: “Accorinti con la fascia da sindaco è come una bottiglia vuota. Puoi riempirla di qualsiasi cosa…”; incoerente: “…rivoluzionari lontani da casa, conservatori a casa.”; ipocrita: “…Accorinti sui moli catanesi all’arrivo delle bare quando le telecamere nazionali erano a tiro, nel mentre l’attività amministrativa in sostegno dei migranti è stata prossima allo zero”.
Leggendo il libro di Lo Presti e Sturniolo si ha la rivelazione che “il re Accorinti è nudo”, ovvero tutto quello che da osservatori avevamo intuito, essi lo organizzano in un ragionamento compiuto e coerente: “con le sue ellissi involontarie, le ambiguità, le iperboli, la falsa ingenuità, l’incompetenza endogena, ha causato il rovesciamento della razionalità…”, ed anche “la sua biografia….passe-partout per giustificare qualsiasi errore politico…, per ogni spreco economico perpetrato, disastro amministrativo provocato, disagio sociale o disservizio causato”.
Ma l’analisi del personaggio Accorinti, va oltre, oltre l’accusa di narcisismo, esibizionismo ed incompetenza. Le seguenti parole: “Non c’è differenza nei contenuti e nelle scelte amministrative tra questa esperienza e le precedenti. Non si è trattato solo di ignoranza, di incapacità, di disattenzione, no! Quelli che sono stati definiti “errori” sono scelte precise nelle direzione della complicità proprio con quel “sistema”! ” lo inchiodano inequivocabilmente ad un ruolo, non più inconsapevole, di collusione con i cosiddetti “poteri forti”, con quelli che governavano prima.
Ed è paradigmatica al riguardo la vicenda del “Piano di Riequilibrio”, ovvero la pervicace resistenza della Giunta a dichiarare il default del Comune, contro ogni evidenza economica ed in contrasto col loro programma elettorale. Perché secondo gli Autori, e non sono i soli a pensarlo, “l’Amministrazione Accorinti ha adottato il Piano di Riequilibrio come un dogma di fede. Al punto da tenerlo in vita anche quando la legge non lo consentiva…… propagandando il piano come una palingenesi, laddove si è trattato di un soccorso immorale a vantaggio dei malversatori”.
Quindi Renato Accorinti, il Sindaco scalzo, aldilà della retorica, non sta dalla parte degli “ultimi”, bensì è “il miglior difensore dell’ordine costituito e tutore degli equilibri di potere”.
E la narrazione continua analizzando tutti gli interventi della Giunta Accorinti nei vari settori dell’amministrazione cittadina, dalla gestione dei rifiuti (“la raccolta differenziata un bluff!”), all’urbanistica (il programma triennale delle opere pubbliche? “Un libro degli incubi per gli effetti devastanti che avrebbe”), ai servizi sociali (“un lungo elenco di fallimenti”), denunciando così quanto la prassi sia stata in contraddizione con gli enunciati del programma elettorale, ed aggiungeremmo noi, assolutamente lontana dalla tutela degli interessi dei cittadini.
È la radiografia ad alta definizione di un fallimento totale, quello dell’esperienza politica rappresentata da Renato Accorinti, efficacemente sintetizzato nelle seguenti parole: “Ha ragione il Sindaco quando dice che loro sono diversi dalla politica tradizionale. Infatti sono peggiori!”. Perché ai limiti e difetti della “vecchia” politica si aggiunge l’ipocrisia e la mistificazione di colui che “Attraverso una furba estetica è riuscito a mantenersi nei circuiti facendo l’antimafia senza aver mai mosso, da Sindaco, un dito contro la mafia, l’ambientalista senza aver mai fatto nulla che fosse in suo potere per fermare la devastazione del territorio…”.
Ed alla fine della lettura del libro al lettore che non condivide, pur rispettandolo, il dramma politico-esistenziale che gli Autori hanno vissuto a causa del “tradimento” da parte di Renato Accorinti degli ideali politici che erano alla base della sua candidatura, rimane il dubbio che invece Accorinti il “fatto lo abbia compreso” ed anche fin troppo bene. Ed anche per questo ci auguriamo che non sarà politicamente “assolto”.