Si aggira attorno ai 670 milioni di euro il fatturato della sola vendita di materia prima recuperata in Italia e ai 3 miliardi la stima dell’indotto industriale generato dal riciclo della plastica. Un settore strategico, non solo dal punto di vista economico, che in Sicilia non riesce a decollare. Al valore commerciale e produttivo, infatti, bisogna sommare quello indiretto derivante dai minori costi sostenuti dai Comuni e dai cittadini per lo smaltimento, oltre ai benefici in termini di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.
E’ questo quanto emerge dal convegno organizzato da Legambiente e Corepla, “L’economia circolare conviene. L’industria del riciclo della plastica come vantaggio competitivo in Italia e in Europa”, che si è tenuto stamani a Roma. Un’opportunità per creare ricchezza e posti di lavoro e, allo stesso tempo, abbattere l’impatto ambientale dell’inquinamento da plastica sul terreno, sulle falde acquifere ed in mare. Secondo la ricerca Althesys 2014 in soli 10 anni sono stati rilasciati oltre 7 milioni di tonnellate di CO2 in meno nell’aria, recuperati 3,3 milioni di tonnellate di imballaggi e ridotto il conferimento in discarica dello 0,8% rispetto al 2015.
Nel 2016 sono state raccolte 960.000 tonnellate di imballaggi di plastica, con un incremento 6,9%. La Sicilia è la regione che ha contribuito di meno al risultato, con 4,8 kg di materiale recuperato per abitante all’anno. Il Veneto si conferma regione capofila con quasi 25 kg di imballaggi in plastica, seguito dalle ottime prestazioni di Sardegna (20,8 kg/ab/anno), Marche (19,7) e Valle d’Aosta (19,5). L’Emilia Romagna (18 kg come il Piemonte) è la prima regione del Nord Est, seguita nella classifica generale, dalla Campania (17,7) e dalla Lombardia (17,6). Buone performance anche per la Toscana (17,4), il Friuli Venezia Giulia (17,1) e il Trentino Alto Adige (16,7), seguite dalle regioni del centro sud: Umbria (15,6), Abruzzo (15,1) e Lazio (13,1). La raccolta in Liguria si attesta sui 12,7 kg a persona, poco più della Puglia (11,2) e della Calabria (9,7), seguite dalla Basilicata (7,9), dal Molise (6,8) e dalla Sicilia che rimane ancora fanalino di coda.
Anche se la situazione nell’Isola è di grave ritardo si profilano all’orizzonte nuovi strumenti e risorse che, se ben sfruttati, potrebbero far recuperare il tempo perduto. E’ in corso di discussione a livello europeo il Pacchetto di norme sull’economia circolare. Il provvedimento prevede una serie di misure per facilitare la trasformazione dell’economia europea in tal senso. Secondo le stime entro il 2030 questo modello produrrà 867mila posti di lavoro, di cui 190mila solo in Italia. E’ questa un’occasione da non lasciarsi sfuggire.
Per Antonello Ciotti presidente Corepla “l’economia circolare conviene ai cittadini: una raccolta differenziata di qualità può permettere ai Comuni la riduzione delle tariffe. Corepla nel 2016 ha riconosciuto ai Comuni 279 milioni di euro a copertura dei maggiori costi di raccolta differenziata. Inoltre vorrei sottolineare che Conai in collaborazione con Corepla ha introdotto un contributo ambientale differenziato. In pratica gli imballaggi in plastica più facilmente selezionabili e riciclabili verseranno un contributo ambientale inferiore”.
“L’Italia oggi sta vivendo un nuovo protagonismo in questo settore, con numerose esperienze positive messe in campo da istituzioni, imprese e cittadini – ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni –. Non siamo più il paese dell’emergenza rifiuti e anzi possiamo contare sull’attività di tanti paladini dell’economia circolare Made in Italy che praticano già oggi quello che il nuovo pacchetto europeo prevede per i prossimi anni. Per garantire la crescita e lo sviluppo di questo settore innovativo però, è necessario offrire una prospettiva certa, attraverso un quadro normativo chiaro e trasparente e controlli per promuovere l’innovazione, riconoscendo il valore della materia prima seconda come bene prezioso per il mercato e non più come materiale di scarto”.